vanity, 3 gennaio 2010
Berlusconi migliora
• Berlusconi sta meglio. Nel pomeriggio del 31 è anche uscito di casa, facendosi un giro al Centro commerciale “Il Gigante” di Villasanta e non vergognandosi di esibire un vistoso cerotto in faccia. Un paio d’ore di shopping (50 portafogli da Carpisa), strette di mano con tutti, un caffè con il direttore, nessuna comunicazione ufficiale. Il Cavaliere ha impostato durante la convalescenza e le feste una nuova strategia, culminata nella volontà di contrapporre il Partito dell’Amore (il suo) al Partito dell’Odio (tutti gli altri). Si segnalano prudenti aperture al dialogo da parte del centro-destra, a cui il centro-sinistra risponde con la frase: «Prima di qualunque discorso bisogna levare di mezzo le leggi ad personam». Napolitano, nel saluto di fine anno (più lungo di quattro minuti rispetto a quello del 2008), ha benedetto la necessità delle riforme e la volontà di farle insieme. Il discorso, troppo pieno della parola “solidarietà”, è piaciuto poco alla Lega. Bossi non ha voluto commentarlo, Calderoli s’è limitato ad espressioni di cortesia, ringhiando però alla fine: «Chi le riforme non le vuole lo dica chiaramente», un avvertimento in vista delle prime applicazioni del federalismo. Sia delle riforme che del federalismo (e delle centrali nucleari) non sentiremo però parlare in concreto fino a dopo le elezioni regionali di marzo. In campagna elettorale qualunque inciucio (termine che sotto Natale D’Alema ha riabilitato) può essere pagato molto caro. Il ministro Brunetta ha però riscaldato il clima, subito dopo Capodanno, annunciando che la Costituzione andrebbe riformata anche nella sua prima parte, là dove sono elencati i princìpi che regolano la nostra comvivenza. L’articolo 1, ad esempio, quello che definisce l’Italia «una Repubblica democratica fondata sul lavoro», è a suo dire un non senso. La sinistra è subito insorta, Di Pietro ha gridato «a questi gli dai la mano e si prendono il braccio» eccetera. [Giorgio Dell’Arti]