vanity, 2 febbraio 2006
Nave affondata in Egitto
• Verso le dieci di sera i passeggeri del traghetto El Salam Boccaccio 98, in navigazione sul Mar Rosso tra Duba e Safaga, hanno visto del fumo salire dal ventre della nave, hanno chiesto informazioni e si son sentiti rispondere: “Chiudetevi sotto coperta e restate tranquilli”. I marinai, intanto, cercavano di spegnere quel principio di incendio svuotando sul fumo bottiglie d’acqua minerale. Due ore dopo, il fumo aveva completamente invaso uno dei ponti. Ecco allora il capitano, che non aveva voluto interrompere il viaggio e tornare indietro per non rimborsare i passeggeri e perdere il posto, salire a bordo di una delle dieci scialuppe, far accomodare sulle altre barche di salvataggio gli altri membri dell’equipaggio, calarsi in mare e fuggire. I passeggeri che s’erano chiusi sotto coperta intanto bussavano disperati sugli oblò, ma nessuno faceva caso a loro. La nave è affondata in cinque minuti, la metà dei viaggiatori (povera gente che tornava in Egitto dal pellegrinaggio alla Mecca oppure prendeva qualche giorno di vacanza da lavori svolti soprattutto in Arabia) è morta in fondo al mare. Si tratta di più di mille persone (sul Titanic ne morirono più di 1500). Il 90 per cento dell’equipaggio si è salvato. Sconcertante il comportamento delle autorità egiziane: al momento dei soccorsi in mare hanno rifiutato l’aiuto offerto loro da Londra e Washington, salvo accettarlo molte ore dopo, quando ormai serviva a poco. Sabato poi la polizia schierata a difesa del porto di Safaga ha preso a scudisciate – con lunghi, sottili bambù – i parenti disperati delle vittime che dopo viaggi di molte ore attraverso il deserto si accalcavano ai cancelli del porto per aver notizie. [Giorgio Dell’Arti]