vanity, 6 febbraio 2006
Putiferio per 12 vignette
• Dodici vignette apparse lo scorso 30 settembre su Jyllands-Posten, quotidiano dello Jutland, il più diffuso in Danimarca, e riprese poi da Masinet, rivistina di Oslo, hanno scatenato un indicibile putiferio in tutto il mondo islamico, dalla Mauritania al Pakistan. I disegni mostrano Maometto con il turbante a forma di bomba, oppure Maometto che accoglie gli shahid (martiri) in Paradiso e dice loro: “Basta, basta, abbiamo finito le vergini” oppure Maometto con gli occhi coperti tra due donne che hanno scoperti solo gli occhi. Insomma, satira. Ma i musulmani, per quanto riguarda Dio e Maometto, non ammettono alcuna immagine e figurarsi se anche minimamente irridente: i fondamentalisti islamici hanno profittato di questo episodio all’apparenza minimo per mobilitare in ogni dove le masse: manifestazioni si sono svolte a Gerusalemme (invocazioni a Bin Laden), Giakarta, Teheran, Amman, Libano, Fallujia (dove sono stati bruciati prodotti danesi). Domenica a Damasco sono state incendiate le ambasciate di Danimarca e Norvegia, a Gaza squadre armate si son messe a dar la caccia agli europei, Libia, Arabia e Giordania hanno ritirato i loro ambasciatori in Danimarca, il Pakistan ha convocato gli ambasciatori di nove nazioni “messe all’indice” e tra queste c’è anche l’Italia (i nostri quotidiani hanno più o meno tutti ristampato le vignette per raccontare la vicenda e Libero di proposito per affermare un principio di libertà). L’Iran ha minacciato di congelare i rapporti con la Danimarca e in molti paesi è in atto il boicottaggio delle merci danesi, che riguarda soprattutto i latticini e in particolare la multinazionale Arla, che sta perdendo almeno un milione di euro al giorno. Dal pulpito della moschea principale di Doha, Youssef Qaradawi ha infine lanciato la fatwa sui vignettisti, i direttori dei giornali e tutti coloro che offendono Maometto e l’Islam: sarà giusto ucciderli. Il discorso, urlato dal principio alla fine, è stato trasmesso per intero dalla televisione del Qatar.
• Cristen Juste, direttore del Jyllands-Posten, si è scusato per non aver capito che quelle vignette offendevano la sensibilità musulmana, ma ha aggiunto che in Danimarca vige la libertà di pubblicare quello che si crede. Il primo ministro danese, Anders Fogh Rasmussen, s’è scusato a sua volta, ma ha detto che un governo danese “non può mai presentare le sue scuse a nome di un giornale libero e indipendente”. L’80 per cento dei danesi, in un sondaggio, ha sostenuto che non c’è da chieder scusa a nessuno. Il ministro francese Sarkozy: “Preferisco gli eccessi della caricatura a quelli della censura”. Per gli occidentali, in effetti risulta difficile capire: Adriano Sofri e Sergio Staino, che non sono fondamentalisti del pensiero occidentale e non credono che sia in atto uno scontro di civiltà, hanno invitato i giornali europei a pubblicare tutti insieme, nello stesso giorno, le dodici vignette. Giuliano Ferrara, che è un fondamentalista del pensiero occidentale ed afferma di continuo che è in atto uno scontro di civiltà, si è volutamente astenuto dal ripubblicare le vignette e, condannando la strumentalizzazione che gli estremisti islamici fanno di un piccolo episodio, ha però invitato tutti a tener conto delle sensibilità religiose dei popoli. Popoli che ormai ci sono vicini, a cui siamo mischiati. La linea italiana, della Chiesa, dell’Onu è che le vignette sono state un errore, che il credo di ciascuno va rispettato.
• Come mai però un incendio di queste proporzioni scoppia cinque mesi dopo il fatto ed è provocato da giornali periferici, impossibilitati per definizione ad esercitare – con il loro eventuale spirito mordace – una qualche influenza sul resto del mondo? Risulta piuttosto evidente che il caso è stato accuratamente preparato dagli estremisti dell’Islam, che hanno ritenuto di sfruttarlo all’indomani della vittoria di Hamas e della possibilità che in Palestina non arrivino più i finanziamenti occidentali. La sollevazione delle vignette obbliga al silenzio l’Islam moderato (già silenzioso per definizione) e permette ai cosiddetti difensori purissimi della fede di occupare da protagonisti assoluti la scena. [Giorgio Dell’Arti]