Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 01 Lunedì calendario

Oltre due milioni di disoccupati in Italia

• In Italia i disoccupati sono a questo punto due milioni e centomila, le ore di cassa integrazione utilizzate tra l’ottobre 2008 e il dicembre 2009 superano il miliardo, la disoccupazione secondo l’Istat è oltre l’8 per cento della forza lavoro e secondo la Cgil oltre il 10. Il simbolo di un momento tanto difficile è rappresentato da due aziende, lo stabilimento della Fiat a Termini Imerese (Palermo) e la fabbrica d’alluminio sarda Alcoa. Persino il Papa, in un appello lanciato domenica mattina, ha esortato «a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l’occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie» e ha citato, tra le realtà più difficili, quella siciliana e quella sarda. A Termini, duemila lavoratori compreso l’indotto, si costruisce la Lancia Y. Marchionne ha detto che ogni auto costruita nell’isola gli costa mille euro più del dovuto e che dunque con il 2011, uscita di produzione la Y, lo stabilimento chiuderà. Il governo sta esaminando cinque o sei offerte di acquisto, la più interessante delle quali sembra al momento quella del finanziere Simone Cimino che in accordo con l’indiana Reva vorrebbe trasformare Termini in una fabbrica di auto elettriche. La Alcoa chiude, a meno di qualche accordo dell’ultima ora, perché, in un mercato depresso soprattutto per l’eccesso di scorte, gli americani non vogliono pagare una multa di 270 milioni inflitta alla società dalla Ue a causa delle tariffe elettriche agevolate praticate dallo Stato italiano all’azienda. Anche qui manifestazioni e proteste. [Giorgio Dell’Arti]