vanity, 31 maggio 2010
Decreto legge sui tagli
• Nella tarda mattinata di oggi Napolitano ha firmato il decreto legge con cui Tremonti vuole togliere di mezzo 24,9 miliardi di euro e prevenire gli assalti della speculazione ai titoli di stato italiani. Il testo, varato dal consiglio dei ministri martedì 25 maggio, tormentato dalle polemiche per due giorni, firmato alla fine di malavoglia da Berlusconi, è rimasto per tutto il week-end sul tavolo del Presidente che non condivideva parecchi punti e voleva che Palazzo Chigi lo modificasse. Poiché la manovra è contenuta in un decreto-legge, era necessario intanto che tutta la normativa obbedisse ai criteri di urgenza, fosse cioè effettivamente portatrice di denaro immediato. È stato così cassato, per esempio, il taglio delle province piccole, che avrebbe permesso risparmi solo fra qualche anno. Idem per l’accorpamento o la soppressione di certi istituti. Napolitano non voleva poi che, fra gli istituti tagliati o non più finanziati, comparissero tre centri di eccellenza assoluta: la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, specializzata in biologia marina, la Domus Galilaeana di Pisa, la Scuola archeologica di Atene/Roma. I centri di ricerca da sopprimere, secondo la prima versione del decreto, e le fondazioni a cui togliere in tutto o in parte le risorse dei contributi pubblici erano 232. Le liste erano state preparate dal ministro leghista Calderoli, un esperto di semplificazioni. Il quale ha spiegato che il criterio seguito per decidere dove sforbiciare è stato il seguente: chi, facendo seguito alla richiesta del ministero, ha documentato la sua attività, mostrando come e perché ha speso i denari ricevuti, non sarebbe stato tagliato. Gli altri, sì: «Ci sono finanziamenti inseriti in oscuri allegati che si protraggono da decenni senza che nessuno se ne occupi più e vengono rinnovati in automatico […] Molti non hanno neppure risposto, “tanto abbiamo un padrino” dicono, un’arroganza scandalosa». Alla fine, Napolitano ha ottenuto che la lista dei tagli alla cultura venisse stralciata dal decreto.
• La manovra si impernia sui seguenti interventi: i contratti di lavoro degli statali non saranno rinnovati fino al 2013; una stretta ulteriore sul turn over pubblico (in generale: un solo assunto per ogni cinque pensionati) ridurrà il numero dei dipendenti pubblici da 3,3 a 2,9 milioni (entro il 2013); gli stipendi dei dirigenti pubblici, dei parlamentari, dei ministri e dei magistrati saranno tagliati; sono dimezzati i contributi ai partiti, da un euro a cinquanta centesimi all’anno per voto preso (ma è possibile che il taglio sia ridotto a 20 centesimi); ridotta a una, da tre, le finestre per andare in pensione; l’imnnalzamento a 65 anni d’eta per il pensionamento delle statali è stato anticipato al 2016; il tasso di invalidità minima per ottenere la relativa pensione è stato portato dal 74 all’85%. Vi sono poi interventi sul lato fiscale: un miliardo si dovrebbe ricavare dalla messa in regola di due milioni di case-fantasma, fotografate dall’aereo e su cui ora i proprietari dovranno pagare anche le tasse arretrate, magari con uno sconto; una cifra difficile da definire, ma che potrebbe essere imponente, verrà dalle nuove regole sulla fatturazione di autonomi e professionisti, obbligati a girare al fisco per via elettronica tutte le fatture di importo superiore ai tremila euro, e dal nuovo redditometro, che costruirà per ciascuno un reddito presunto andando a curiosare sul possesso di barche, minicar, iscrizioni a palestre di lusso eccetera. Uno scostamento del 20% tra reddito dichiarato e reddito presunto farà scattare un accertamento. Si pagherà per percorrere la Salerno-Reggio Calabria, il Grande Raccordo Anulare di Roma e, se si è stranieri, anche per soggiornare nella capitale (10 euro in più a notte). Previsti interventi di stimolo alla crescita: agevolazioni fiscali per i ricercatori che tornano in Italia, contratti “alla tedesca” per favorire la produttività, zone a “burocrazia zero” nel Sud ecc. [Giorgio Dell’Arti]