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 2006  aprile 11 Martedì calendario

Provenzano arrestato

• Su Provenzano, grande impressione per le condizioni di miseria in cui viveva: un boss accreditato di un patrimonio minimo di 500 milioni e che stava in una stalla puzzolente, con una branda per dormire e solo le suppellettili necessarie alla sopravvivenza. Camilleri ha detto che questa, compresi i sacchi di “pizzini”, è l’apparenza contadina con la quale amano presentarsi al pubblico i capimafia quando vengono presi e che serve a nascondere la modernità assoluta con cui si muovono. Altri hanno scherzato che s’è fatto arrestare perché in prigione si sarebbe trovato meglio. Altri ancora hanno riconosciuto in questa esibita povertà un tratto imperiale, capace di metter soggezione agli adepti. Zu Binnu, grande sparatore, non era nemmeno accostabile da chi non fosse considerato degno. E questa degnità non proveniva – secondo costoro – da alcun apparato, ma solo dalla forza morale e dalla reputazione. E sia pure la forza morale e la reputazione di un assassino grandissimo. Come si sa, è stato preso inseguendo il sacchetto di biancheria (mutande, magliette, calzini) che la moglie gli aveva lavato e che gli faceva recapitare con almeno dieci staffette, ognuna delle quali seguiva percorsi assai contorti e faticosi, pur di non farsi prendere. La polizia aveva messo un cannocchiale a molti chilometri di distanza e attraverso quello ha visto a un certo punto un braccio che usciva rapido da un battente per afferrare il sacchetto. Immediata consultazione e decisione: il braccio era quello giusto. Provenzano, latitante da 43 anni, ha accolto i suoi poliziotti senza fare resistenza, senza dire una parola, lasciandosi fotografare, sorridendo un poco, mormorando Dio vi benedica a tutti quanti. [Giorgio Dell’Arti]