vanity, 25 settembre 2006
Piergiorgio Welby e l’eutanasia
• Un uomo, Piergiorgio Welby, 60 anni, copresidente dell’Associazione Luca Coscioni, ha chiesto al presidente della Repubblica di poter morire: ha la distrofia muscolare da quando aveva 16 anni, a 33 è stato costretto in carrozzella, a 40 ha smesso di scrivere e ha perso l’uso della parola, da dieci anni non può neanche mangiare e viene nutrito di liquidi e sali attraverso un sondino calato nell’esofago. Napolitano gli ha risposto subito, sostenendo che la cosa peggiore, in un caso come il suo, sarebbe il silenzio. Di situazioni come questa, però, in Italia ce ne sono 1.500 e per risolverle nel modo chiesto da Welby bisognerebbe votare una legge che consenta l’eutanasia (parola che significa “buona morte”) ovvero la possibilità per il familiare più prossimo di far sopprimere il malato. La Chiesa è contraria e non c’è in Parlamento una maggioranza che voti una legge simile. Però potrebbe forse passare un provvedimento sul testamento biologico: quando io sono ancora in grado di intendere e di volere mi si deve consentire di dare disposizioni contrarie a qualunque accanimento terapeutico. Su questo, forse, un’intesa sarebbe possibile. [Giorgio Dell’Arti]