vanity, 7 giugno 2010
Una macchia nera in mare
• La macchia nera che galleggia sul Golfo del Messico ha a questo punto un’estensione di 350 chilometri quadrati, continua a essere un problema per quattro stati americani (Louisiana, Mississippi, Alabama, Florida), «non è un’unica macchia monolitica, ma consiste in centinaia di migliaia di piccole chiazze» che tendono anche a disgregarsi. Un modellino matematico preparato dal Centro Nazionale per la Ricerca atmosferica statunitense mostra che il petrolio, adesso tenuto fermo da una corrente circolare, potrebbe poi essere spinto dalla corrente del Golfo verso nord. Giovedì, mentre le agenzie di rating tagliavano la valutazione di Bp e il titolo della compagnia petrolifera inglese continuava a perdere colpi in Borsa, è stato calato a 1.600 metri un altro tappo, che ha la capacità di succhiare il petrolio in uscita e convogliarlo verso una nave cisterna. Dopo il solito inizio mezzo fallimentare, il tappo-imbuto ha preso a pompare diecimila barili al giorno. Lo sversamento però è di circa 19 mila barili quotidiani . «Il problema non sarà risolto prima del prossimo autunno» ha detto Thad Allen, l’uomo incaricato dalla Casa Bianca di seguire le operazioni nel Golfo. Obama è tornato per la terza volta in Louisiana la settimana scorsa e s’è fatto fotografare vicino a pescatori di gamberetti e allevatori di ostriche. La macchia gli ha fatto perdere popolarità. Credit Suisse ha calcolato che il costo finale dell’incidente sarà di quasi 26 miliardi di dollari. Nonostante questa mazzata, la compagnia petrolifera ha deciso di distribuire il dividendo agli azionisti, fatto che è stato duramente criticato dal presidente degli Stati Uniti. [Giorgio Dell’Arti]