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 2010  giugno 14 Lunedì calendario

La questione delle intercettazioni

• Mercoledì 10 giugno, al Senato, il governo ha posto la fiducia sul disegno di legge che limita le intercettazioni e impedisce alla stampa di darne conto, e ha ottenuto 164 sì e 25 no. I parlamentari del Pd hanno abbandonato per protesta l’aula, che nel corso della notte era stata occupata da dieci senatori dell’Italia dei Valori. Opposizione (compresi i radicali), magistrati, giornalisti ed editori sostengono che la legge è un obbrobrio: lega le mani ai pubblici ministeri e impedisce alla stampa di dar conto degli scandali politici e finanziari scoperti dagli inquirenti fino a che non si sia arrivati alla fase del processo. È prevista una “giornata del silenzio”, indetta dalla Federazione nazionale della stampa (il sindacato dei giornalisti), da celebrare il giorno in cui il provvedimento si troverà alla Camera per l’approvazione definitiva. La fiducia di mercoledì scorso (la trentaquattresima da quando è cominciata la legislatura) è il segnale che Berlusconi ha scelto la linea dura: il presidente del Consiglio infatti ha annunciato che il disegno di legge sarà blindato alla Camera, cioè non saranno ammesse altre modifiche. Significa che, nel caso l’opposizione voglia fare ostruzionismo, verrà nuovamente posta la fiducia. Il Pd e l’Idv stanno premendo su Fini perché rompa l’asse con Berlusconi, che al momento appare piuttosto solido. Il presidente della Camera mugugna, ma non pare incline a rompere col capo del governo. Berlusconi ha intanto moltiplicato gli attacchi ai giudici, accusati come al solito di voler sovvertire, con le inchieste e i titoloni dei giornali, il voto del popolo. Terreno concreto di battaglia è adesso il calendario di Montecitorio: l’esame del ddl sulle intercettazioni deve cominciare a settembre (come vorrebbe l’opposizione) o immediatamente (come vogliono Berlusconi e i suoi)? Per il momento, è in vantaggio la maggioranza e il ddl è in calendario per il 16 giugno alla Commissione Giustizia di Montecitorio (presieduta dalla finiana Giulia Bongiorno).

• I reati per cui si ammette il ricorso alle intercettazioni sono questi: tutti i delitti che prevedono pene superiori ai cinque anni di carcere; i reati concernenti droga, armi o esplosivi; i delitti di contrabbando; i reati di ingiuria, minaccia, molestia o disturbo alla persona per mezzo del telefono; la pornografia minorile. I pubblici ministeri intenzionati a intercettare devono farsi autorizzare da un collegio di tre giudici e potranno ascoltare i sospettati per un massimo di 75 giorni, prorogabili tuttavia di tre giorni in tre giorni, secondo una procedura giudicata dagli oppositori talmente farraginosa da risultare inapplicabile. Quanto ai giornalisti, possono pubblicare gli atti delle indagini in corso solo per riassunto, escludendo qualunque virgolettato. Vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, di telefonate, e-mail o dati relativi a tabulati. Gli editori inadempienti sono puniti con una multa che va da 25.800 a 309.800 euro. La pubblicazione delle intercettazioni può costare agli editori dai 300 mila ai 450 mila euro. I giornalisti rischiano 30 giorni di carcere e ammende da 2 a 10 mila euro.

• L’onorevole Di Pietro ha detto di aver acquisito il dominio di un sito estero (www.italiadeivalori.eu.bg) con sede a Bruxelles su cui pubblicare le intercettazioni vietate in Italia.

• Poiché la legge risulterebbe in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione («La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure») molti pensano o sperano che Napolitano, quando sarà il momento, si rifiuti di firmare e rinvii il testo del ddl alle Camere. Il presidente, pressato dai giornalisti, ha risposto così: «I professionisti della richiesta al presidente della Repubblica di non firmare sono numerosi, ma molto spesso parlano a vanvera… Io comunque non ho nulla da dire su questi argomenti, su cui ho detto e fatto dire negli ultimi giorni. Dunque non ho nulla da aggiungere». Il Capo dello Stato, lo scorso 2 giugno, aveva auspicato una legge più accettabile di quella in discussione in quel momento. [Giorgio Dell’Arti]