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 2008  giugno 30 Lunedì calendario

Novità su Emanuela Orlandi

• C’è una donna che sta raccontando una verità su Emanuela Orlandi a cui i giudici almeno in parte credono. Emanuela Orlandi è quella ragazza di 15 anni che sparì verso le sette di sera del 22 giugno 1983. Era appena uscita da una lezione di musica nella chiesa di Sant’Apollinare in Roma, fu avvicinata da uno sconosciuto, salì su una Bmw verde tundra e non riapparve mai più. Lo sconosciuto venne identificato per Enrico De Pedis, detto “Renatino”, uno dei boss della banda della Magliana. La famiglia Orlandi invase Roma (e lo ha fatto ancora la settimana scorsa) con manifesti in cui si vede Emanuela sorridente, con una fascia civettuola intorno alla fronte. Una bella ragazza che, grazie anche a quei poster, è entrata nel nostro immaginario. La donna che adesso parla viene da una comunità di tossicodipendenti, dove sta tentato di guarire dalle devastazioni provocate da anni di cocaina. Si chiama Sabrina Minardi, è stata la moglie del centravanti della Lazio Bruno Giordano, è la madre della Valentina Giordano che stava sulla mercedes assassina di Stefano Lucidi, il trentacinquenne che non rispettando un rosso ha ammazzato a Roma due ragazzi in motorino. E’ stata soprattutto l’amante di De Pedis, il “Renatino” che avrebbe sequestrato Emanuela 25 anni fa. Sabrina dice che la ragazza venne rapita per ordine di un cardinale americano, tenuta prigioniera in un sotterraneo dalle parti dell’ospedale San Camillo, poi uccisa non si sa come e gettata in una betoniera di Torvajanica. La Minardi avrebbe saputo la storia dall’amante, ma avrebbe partecipato in prima persona all’operazione betoniera. Il cardinale americano responsabile del sequestro sarebbe monsignor Paul Marcinkus, il capo dello Ior, cioè la Banca Vaticana, l’uomo immischiato in mille traffici poco chiari sia con Roberto Calvi che con la stessa Banda. Ci fermiamo qui per non confondere ulteriormente il lettore. Aggiungiamo solo che: la Minardi, nella sua testimonianza, racconta un mucchio di cose che non stanno in piedi, ma il filo rosso che addita è piuttosto solido: gli inquirenti hanno subito trovato il sotterraneo-prigione in via Pignatelli al Gianicolense; il Vaticano ha protestato per l’esposizione mediatica a cui viene sottoposto adesso Marcinkus, che è scomparso nel 2006 e non può difendersi; “Renatino”, morto ammazzato nel ’90, è stato inspiegabilmente inumato nella stessa chiesa di Sant’Apollinare da cui Emanuela uscì quella sera, un’enormità di cui non ci si riesce a persuadere benché il Vaticano abbia debolmente spiegato che il boss faceva tanta beneficenza; nel 2005 uno sconosciuto telefonò a Chi l’ha visto? sostenendo che per trovare i resti di Emanuela bisognava andare a guardare nella tomba di Renatino; la Minardi ha raccontato quanto segue: «Io a monsignor Marcinkus a volte portavo anche le ragazze lì, in un appartamento di fronte, a via Porta Angelica... Sarà successo in totale quattro o cinque volte, tre-quattro volte... Lui era vestito come una persona normale. L’iniziativa partiva da Renato. C’era poi il segretario, un certo Flavio. Non so se era il segretario ufficiale. Comunque gli faceva da segretario. Mi telefonava al telefono di casa mia e mi diceva: “C’è il dottore che vorrebbe avere un incontro”. Embè, me lo faceva capire al telefono. Poi, a lui piacevano più signorine (’minorenni, no’)! Quando entravo, vedevo il signore; non che mi aprisse lui, c’era sempre questo Flavio. Mi facevano accomodare i primi cinque minuti, poi io dicevo: “Ragazze, quando avete fatto, prendete un taxi e ve ne andate. Ci vediamo, poi, domani”». Lo stesso Vaticano ha accreditato per anni la tesi che gli autori del sequestro fossero i Lupi grigi turchi, i quali secondo questa teoria volevano scambiare Emanuela con il mancato assassino del Papa, Ali Agca. Emanuela era la quarta figlia di un povero impiegato della Santa Sede, il cui lavoro consisteva nel tenere il registro delle visite al pontefice. Il processo si chiuse nel 1997 con la constatazione che «non vi è alcuna prova del complotto terroristico». [Giorgio Dell’Arti]