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 2010  luglio 12 Lunedì calendario

Cinquant’anni di professione per Bruno Vespa

• Bruno Vespa è entrato sedicenne nella redazione aquilana del Tempo, era cioè il 1960, ha quindi festeggiato quest’anno i cinquant’anni di professione con una cena a casa sua a cui hanno partecipato, tra gli altri, Berlusconi con la figlia Marina, Mario Draghi, Geronzi, Pierferdinando Casini, senza Azzurra, ma seduto tra Gianni Letta e il cardinal Bertone. Il Cavaliere ne ha approfittato per invitare proprio Casini a rientrare nel centro-destra, allettandolo con l’offerta della vicepresidenza del Consiglio, del ministero per lo Sviluppo economico e – mi voglio rovinare – anche del ministero degli Esteri. Casini, buttato fuori malamente all’epoca del predellino, ha risposto che lui non ha nessuna intenzione di aggiungersi all’attuale coalizione né di sposare il programma con cui il Pdl ha vinto le elezioni. Invece se ne potrebbe parlare in caso di crisi e di rimescolamento generale. Il Cavaliere vada dunque a dimettersi e contratti con lui, dopo il nuovo incarico, ministeri e cose da fare. Qualche giorno dopo, impazzando i giornali sulla cena del secolo, il capo dell’Udc ha chiarito che secondo lui ci vuole piuttosto un governo di responsabilità nazionale, guidato magari dallo stesso Berlusconi (ma non è detto), che comprenda anche le forze politiche oggi all’opposizione, eccetera eccetera. A parte il fatto che Bossi e Maroni hanno subito gridato che l’Udc è un nemico, neanche Berlusconi è disponibile ad aprire una crisi: non si fida di Napolitano e teme che, alla fine, il sacrificato sull’altare della responsabilità nazionale sarebbe proprio lui. L’insieme però, unito alle difficoltà che vengono dalle inchieste giudiziarie (vedi sopra), conferma il momento difficile del governo e le prospettive incerte dell’autunno. Italo Bocchino, il più fedele dei finiani, parlando anche di “degenerazione del partito a livelli di guardia” ha fatto sapere che la sua corrente conta su un numero di parlamentari sufficiente ad aprire una crisi in qualunque momento. [Giorgio Dell’Arti]