vanity, 20 gennaio 2009
Obama presidente
• Oggi s’è insediato il nuovo presidente americano, Barack Obama, 48 anni, sposato, due figlie. Eletto nelle file del Partito democratico. il primo presidente di colore nella storia degli Stati Uniti.
Cerimonia colossale. I tecnici del trasporto pubblico hanno calcolato di dover smistare 960 mila persone, ciascuna delle quali dovrà attendere la metropolitana almeno un’ora. Per forza di cose almeno 120 mila sono dovuti partire prima delle 5 del mattino. Il terrore era che la ressa per assistere all’incoronazione avrebbe potuto far saltare il record mondiale degli ingorghi, trecento chilometri di coda tra Parigi e Lione nel 1980. Tutto questo pubblico è stato sistemato di fronte al gigantesco podio che si trova davanti al Palazzo dei Congressi (30 mila persone sedute sul parterre, 1600 sul palco), oppure in un’area che comprende quattro isolati e dalla quale il Presidente si vedeva da lontano (250 mila individui, tutti in piedi), o anche lungo il Mall, cosa che ha permesso di seguire l’Evento su megaschermi, o infine ai bordi della Pennsylvania Avenue, dove però bisognava arrivare prima dell’alba. Quelli sulla Pennsylvania si sono goduti soprattutto la parata, con Obama a bordo della limousine che ogni tanto s’è fermato a stringere la mano dei suoi adoratori. Sessantamila volontari (il triplo del necessario) si sono dati da fare, ricevendo in cambio un sandwich, un berretto rosso imbottito e un cartoncino commemorativo. Tutti e sessantamila puntavano a reggere la Bibbia su cui il presidente giura, compito però che per tradizione spetta alla First Lady.
• Obama ha fatto sapere con largo anticipo che avrebbe pronunciato un discorso ispirato a Lincoln, studiato per unire il Paese in un momento di difficoltà colossali. E del resto un’anticipazione delle intenzioni del Presidente s’è avuta domenica, quando Barack ha fatto, secondo tradizione, il viaggio in treno da Filadelfia a Washington – cioè dalla città madre della Costituzione alla città della Casa Bianca – portando con sé, oltre alla moglie e alle figlie, sedici americani qualunque, come l’operaio della Ford Mark Dowell (un probabile prossimo disoccupato) e la signora Lilly Ledbetter, pioniera della lotta contro la discriminazione delle donne in ufficio. Alla stazione di Philadelphia il succo del discorso è stato questo: «Abbiamo bisogno della stessa perseveranza e dello stesso idealismo dei fondatori. Abbiamo bisogno di una nuova Dichiarazione di Indipendenza, non solo nella nostra nazione ma nelle nostre vite. Indipendenza dall’ideologia, dalle visioni anguste, dal pregiudizio e dalla bigotteria. Dobbiamo fare appello non ai nostri istinti più facili, ma ai nostri spiriti migliori».
• Infatti poi, a Washington, sono saliti sul palco e hanno – per dir così – contribuito allo spettacolo, Aretha Franklin, il violoncellista Yo-Yo Ma, la poetessa Elizabeth Alexander, e soprattutto, per la benedizione, il pastore Rick Warren, un evangelico bianco che non vuole le nozze tra gay e lotta contro l’aborto, cioè uno di quei religiosi che piacciono tanto a Bush. Obama ha spiegato: «Sono un sostenitore dei diritti dei gay e lo dissi proprio nella chiesa di Warren ma il punto è che l’America deve unirsi, e la mia campagna si è fondata sulla necessità di dialogo anche quando si hanno valori molto differenti».
• Sono previste decine di balli per festeggiare il nuovo ospite della Casa Bianca. Ricercatissimi specialmente quello delle Hawaii, il posto dove Obama è nato, e quello dell’Illinois, lo Stato che ha adottato il nuovo presidente. Greatsets.com offriva biglietti per l’ingresso ai due eventi rispettivamente per 1.245 e 2.249 dollari. tradizione infatti che la coppia presidenziale faccia fugaci apparizioni un po’ dappertutto e senza annunciarsi. Nel 1997 Bill Clinton e la moglie parteciparono almeno a 14 di questi balli inaugurali, trattenendosi ogni volta non più di dieci minuti.
• L’agenda del presidente Obama, difficilissima da onorare, è molto facile da raccontare. Le questioni in ballo sono fondamentalmente due: la crisi economica e il Medio Oriente, cioè il viluppo che tiene drammaticamente insieme il conflitto israelo-palestinese, le guerre in Iraq e in Afghanistan, le tensioni iraniane, pakistane, libanesi. Qui una qualche facilitazione del compito che attende il Presidente è venuta dal premier israeliano Olmert che ha proclamato unilateralmente una settimana di tregua e sospeso i bombardamenti su Gaza. Olmert ha precisato che la tregua sarà immediatamente rotta al primo missile sparato da quelli di Hamas. Il bilancio dei venti giorni di fuoco è stato di 1300 morti e 5700 feriti. Non si sbaglia se si pensa che le armi sono state deposte anche grazie alla raggiunta stabilità politica degli Stati Uniti. anche prossimo ormai il secondo elemento di stabilità dell’area, cioè le elezioni israeliane. Come abbiamo più volte scritto, i bombardamenti di Gaza sono stati provocati in buona misura dalla necessità, per i partiti al governo, di non lasciare alla destra il monopolio della linea forte. Ricordiamo che i cittadini israeliani si sono dichiarati d’accordo con l’attacco a Gaza in una percentuale prossima al 95%. [Giorgio Dell’Arti]