vanity, 9 marzo 2009
Stupro al parco della Caffarella
• Polizia, giudici, giornalisti e opinione pubblica stanno impazzendo intorno al caso dei romeni Loyos e Racz, due presunti stupratori di una ragazzina di 14 anni, violentata davanti al fidanzato nel parco romano della Caffarella. La ragazzina ha riconosciuto in foto Loyos e questi, una volta arrestato, ha confessato. Sembrava un caso chiuso. Ma poi le analisi hanno messo in evidenza che il dna trovato addosso alla quattordicenne e nel luogo dello stupro non ha niente a che vedere col dna di Layos e neanche con quello di Racz (che però ha sempre negato tutto). D’altra parte la confessione di Loyos è risultata molto precisa e ricca di dettagli che la polizia ha scoperto come giusti solo in seguito. Ma se non è lui il violentatore (e non può essere lui), come fa a sapere tutto quello che sa? Racz, l’altro romeno, è anche accusato di aver violentato una signora romana di 41 anni. Ma anche qui il dna non corrisponde, l’analisi mostra che le tracce organiche appartengono a un egiziano. E la signora ha ammesso che effettivamente, poche ore prima della violenza, aveva avuto un rapporto con un egiziano. «Ma dopo la violenza s’è lavata?» «Sì, alla bell’e meglio, con una bottiglia d’acqua minerale». E come mai l’acqua avrebbe fatto sparire le tracce del violentatore ma non quelle, precedenti, dell’egiziano? [Giorgio Dell’Arti]