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 2009  marzo 09 Lunedì calendario

L’attività diplomatica di Hillary

• Una cena a Ginevra col ministro degli Esteri russo Lavrov ha concluso venti giorni di intensa attività diplomatica da parte del segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Il giro in Asia (Giappone, Cina, Indonesia, Corea del Sud) è servito soprattutto per stringere il legame con Pechino: è Pechino che, nelle prossime settimane, dovrà comprare i titoli del Tesoro con cui gli Stati Uniti tenteranno di finanziare l’enorme sforzo per salvare banche e imprese decotte. Il premier cinese Wen Jiabao, che col Pil in discesa ha a sua volta problemi molto grossi, ha assicurato che «i due Paesi devono tenersi per mano». A Lavrov Hillary ha proposto la rinuncia allo scudo spaziale – quello da piazzare in Polonia-Cechia e che aveva fatto infuriare Putin – in cambio del sostegno russo contro l’atomica iraniana. Lavrov – che ha avuto in regalo un pulsante-giocattolo su cui stava scritto “Reset”, cioè “Ricominciamo” – ha dato assicurazioni molto ampie che dovrebbero trovare una conferma diplomatica definitiva in occasione del viaggio di Obama in Europa e di un incontro col presidente russo Medvedev. Nel corso di quel viaggio, Obama dovrebbe andare a Ankara e pronunciare da lì, avendo al fianco il premier Erdogan (anche lui ben ”lavorato” da Hillary), un discorso all’Islam. In questo discorso, che si annuncia epocale, il Presidente dirà che l’America non è ormai più un nemico e che l’Islam deve considerare gli Stati Uniti un Paese fratello insieme al quale far ritornare la pace nel mondo. Controprova: gli americani lasceranno l’Iraq entro il 31 agosto 2010. Anche in Afghanistan Obama vuole parlare con i «talebani moderati» (lo ha detto al New York Times) e consolidare il Pakistan, specialmente nelle sue sette province settentrionali. Infine Hillary ha mandato due emissari in Siria, un posto da cui Bush ritirò l’ambasciatore nel 2005. Un rapporto recuperato con Assad isolerebbe ulteriormente Teheran e potrebbe favorire il processo di pace in Palestina. Qui, le due fazioni in guerra – Hamas e Fatah – si stanno riavvicinando e daranno forse vita a un governo di unità nazionale. Hamas, oltre tutto, non ha più soldi. [Giorgio Dell’Arti]