vanity, 2 marzo 2009
Crack mondiale
• In Europa, i capi dei vari governi o i loro ministri economici si incontrano ormai ogni domenica, consuetudine che aumenta la sensazione di un qualche imminente crack colossale. L’imputato numero 1 è la Grecia: gli esperti dicono che al 96% non sarà in grado di rimborsare i suoi bot. Poi c’è il problema dell’Europa Orientale, molto simile a quello dell’Est asiatico del 1997: indebitamento in valuta straniera e prossima impossibilità di far fronte all’esposizione. Qui il pasticcio è molto bancario, nel senso che le banche dell’Ovest, durante il boom post-comunista di quelle economie, hanno prestato soldi alle Banche dell’Est – spessissimo delle loro controllate – e quando tra poco le Banche dell’Est non saranno più in grado di restituire i denari alle loro capogruppo occidentali i guai potrebbero essere molto seri. Guido Tabellini, parlando soprattutto di Unicredit, ha scritto sul Sole 24 Ore che in ogni caso si tratta di paesi piccoli e quindi di cifre relativamente contenute. Ma se si innestasse una reazione a catena? Per esempio, se Ungheria e Lettonia dovessero saltare per aria, il loro principale creditore, che è l’Austria, seguirebbe di sicuro. Il premier ungherese, Ferenc Gyurcsany, ha chiesto agli altri Paesi europei di mettere a disposizione 180 miliardi per salvare l’Europa orientale. I primi ministri, riuniti a Bruxelles, hanno risposto di no («Valuteremo caso per caso»). La Merkel, a cui hanno evidentemente riferito che si parla di 18 mila miliardi di euro di titoli tossici custoditi nelle banche europee, ha pronunciato una frase storica: «Sconsiglio di mettersi a discutere su cifre gigantesche».
• In Italia, Berlusconi ha ribadito che le nostre banche sono una sicurezza, non hanno titoli tossici, non corrono alcun rischio. stato anche approvato il decreto che permette a ciascun istituto di emettere i cosiddetti «Tremonti bond»: il ministero li acquisterà facendo arrivare denaro fresco nelle casse delle banche e facendo pagare un tasso del 7,5-8,5 per cento. Le banche, saldato l’interesse, non avranno l’obbligo di restituire il capitale, fatto che permetterà loro di considerare quelle somme patrimonio e di migliorare quindi il profilo bilancistico. In cambio, però, gli istituti dovranno garantire credito alle piccole e medie imprese in una misura almeno pari a quella dell’anno precedente e saranno impegnate a sospendere per un anno l’incasso delle rate di mutuo a disoccupati e cassintegrati. [Giorgio Dell’Arti]