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 2009  febbraio 23 Lunedì calendario

Obama e i titolisti del mondo

• La Casa Bianca ha fatto capire di essere disponibile a prender su di sé una quota del 40% di Citigroup, le cui casse sono a secco (a fine settimana s’è poi saputo che il governo prenderà una quota oscillante tra il 25 e il 40% col sistema di trasformare in ordinarie le sue azioni privilegiate: la banca è comunque in coma, insieme a un gruppo di altre come Bank of America, Wells Fargo e la compagnia di assicurazioni Aig, che viene salvata ormai ogni tre mesi). Il giorno dopo il Presidente ha pronunciato il suo primo discorso al Congresso, un’infiammata orazione imperniata sul concetto che «ce la faremo» e «i giorni migliori devono ancora venire». Giovedì 26 ha presentato le linee guida del suo piano economico. I punti-chiave sono due: tasse più alte per chi ha introiti superiori ai 250 mila dollari l’anno («far pagare i ricchi») e sistema sanitario esteso a tutti. Gli esperti hanno subito calcolato che il rapporto deficit/pil (quello che nella Ue non deve superare il 3%) sarà per gli Stati Uniti pari al 12,5%. Wall Street, che aveva fatto un bel rimbalzo il giorno del discorso al Congresso, s’è inabissata all’annuncio del piano ed è caduta ancora di più il giorno dopo, venerdì, quando s’è saputo che il Pil americano è sceso nell’ultimo trimestre del 2008 del 6,2%, un tonfo che non si verificava dal 1982. La Borsa non s’è fatta commuovere neanche dall’annuncio che gli americani lasceranno l’Iraq il 31 agosto del 2010. Parlando alla nazione, Obama ha poi annunciato che le lobby economico-finanziare si preparano a fargli la guerra (in effetti i repubblicani intendono dar battaglia al Congresso), ma che lui le piegherà. In questo modo Barack ha il nemico da portare alla sbarra nel caso il piano annunciato – come molti temono – si riveli alla fine una catastrofe. Mentre scriviamo (lunedì 2 marzo, ore 10 del mattino) le Borse stanno tracollando e l’inglese Hsbc ha annunciato utili in calo del 70% e seimila licenziamenti. [Giorgio Dell’Arti]