25 luglio 1981
Tags : Roberto Peci
Niente da fare: Peci va giustiziato
• A Napoli e Roma viene ritrovato un nuovo documento dal Fronte delle carceri:
«Morte per il traditore Roberto Peci», scrivono. «Tutta la campagna Peci non è
il punto di arrivo della offensiva proletaria, ma il punto di partenza
dell’attacco che le forze rivoluzionarie scateneranno d’ora in poi nei
confronti del nemico»; aggiungono che procederanno in tempi stretti
«all’esecuzione della sentenza di condanna»; allegano una foto dell’ostaggio
ammanettato e due sue lettere a Craxi e al presidente della Rai, Zavoli. Peci
prega che la cassetta con l’interrogatorio cui è stato sottoposto venga
trasmessa e scrive: «Concludo appellandomi a lei: sono sicuro che non mi
deluderà e terrà conto dell’estrema urgenza comportata dalla mia situazione».
Antonietta Peci: «Mi pare che sia una richiesta assurda, ma per la vita di
Roberto farò tutto ciò che è in mio potere perché quella trasmissione ci sia.
Ma i brigatisti che tengono prigioniero mio marito devono capire che anche noi
siamo soli, non abbiamo nessun aiuto. Quel che potevamo fare, lo abbiamo fatto». [a Ezio Mauro, La Stampa 26/7/1981] Anche secondo l’Avanti!, che ha pubblicato
i verbali dell’interrogatorio, la richiesta dei brigatisti è impossibile: «È
noto che la magistratura ha provveduto a incriminare Radio Radicale per aver
diffuso una videocassetta su Ciro Cirillo proveniente dalle Br e che la
registrazione riguardante Roberto Peci è stata sequestrata dalla polizia. Ciò
significa che la condizione è inattuabile». In serata i Peci ricevono una
telefonata (voce maschile, linguaggio da persona colta): «Parlo a nome del
comitato proletario di Roma. La situazione è grave, dovete far pubblicare i
verbali e diffondere il videotape. Il problema non è umanitario, ma politico».
• Dopo il rilascio di Cirillo arrestati a Napoli 20 presunti terroristi, la
magistratura ha emesso 56 ordini di cattura che coinvolgono soprattutto i
postini delle Br. I giornali scrivono che per la liberazione di Cirillo è stato
pagato un riscatto di un miliardo e 450 milioni di lire in banconote da 5mila e
10mila. Tra gli arrestati l’appuntato della guardia di finanza Giovanni
Campanella, lo studente universitario Umberto Maddalena, figlio di un alto
magistrato, e Gilda Pianale, sorella di Maria Pia capo storico dei Nuclei
Armati proletari.