vanity, 20 giugno 2009
Berlusconi e D’Alema
• Forse di questo che parlano Berlusconi e D’Alema quando raccontano, nelle rispettive lingue, della possibilità di una caduta del governo e dell’arrivo a Palazzo Chigi di qualcuno che non è stato eletto (così Berlusconi). Il premier racconta la storia al passato, come di un pericolo corso soprattutto per le trame eversive del quotidiano La Repubblica, appoggiate dai poteri forti del mondo (Financial Times, Washington Post, Murdoch). Adesso la trama sarebbe stata sventata, anche grazie al viaggio negli Stati Uniti e all’incontro con Obama, avvenuto lunedì scorso (mentre scriviamo non ne conosciamo ancora l’esito). Nelle analisi degli uomini del Cavaliere, l’attuale establishment americano guarderebbe con preoccupazione al Popolo della Libertà, troppo amico di Putin e di Gheddafi. Il fatto che il Presidente, venuto due volte in Europa, abbia evitato ogni sosta a Roma è la prova del suo malumore verso l’attuale governo.
D’Alema, a sua volta, parlando con Lucia Annunziata durante il programma tv In mezz’ora, ha paventato le «scosse» (testuale) che in un percorso governativo possono sempre capitare e che Berlusconi, incapace di prender atto del proprio declino, ha una certa tendenza a produrre da sé. L’opposizione – dice D’Alema – deve tenersi pronta a fare il suo dovere e a prendersi le sue responsabilità. Sarebbe difficile trovare un modo più chiaro per alludere a un governo istituzionale o d’emergenza o di grandi intese (cioè con la Lega), impossibile però da preventivare con una maggioranza tanto forte come l’attuale e appena uscita vincitrice dal voto europeo e soprattutto amministrativo. Senonché quelle elezioni, a destra, le ha vinte soprattutto la Lega e se qualcuno facesse un dispetto a Bossi… doveroso segnalare, in questo quadro, che Bossi domenica scorsa a Pontida ha garantito la massima lealtà al Cavaliere, e che Bonaiuti, informato sui discorsi di D’Alema, ha sostenuto che il leader del Pd ha evidentemente preso un colpo di caldo. [Giorgio Dell’Arti]