vanity, 20 giugno 2009
Il quorum
• Il punto politico del referendum è il quorum. Anche se tutti i quelli che andranno alle urne scegliessero il si, non si produrranno effetti se il numero dei votanti non avrà superato il 50% degli aventi diritto (quorum). La Lega, che vuole mantenere il privilegio ai partiti coalizzati – regola che la rende più forte nei confronti di Berlusconi, punta sull’astensione e ha impegnato Berlusconi a non far campagna elettorale. Berlusconi, messo alle strette dal grande successo elettorale dei leghisti, ha acconsentito, ma ha poi annunciato che comunque andrà a votare. I suoi hanno a loro volta detto che non faranno certo propaganda per l’astensionismo. E da ultimo Fini ha annunciato che lui voterà e voterà tre sì. Poiché ufficialmente il Partito democratico è a favore dei sì, esiste sulla carta la possibilità che il quorum sia raggiunto e la legge elettorale sia cambiata. Il Pd in realtà è spaccato perché il referendum renderebbe molto più forte Berlusconi (il Pdl, incassando per intero il premio di maggioranza, non avrebbe più bisogno di cercarsi alleati), e però una certa tentazione di andare a votare sul serio esiste: la vittoria dei sì provocherebbe il furore della Lega e forse una rottura con Berlusconi, seguìta dalla caduta del governo e dalla nascita di un’alleanza con il centro-sinistra avente come scopo una nuova legge elettorale. Berlusconi, in questo fantascenario, chiederebbe a Napolitano di scioglier le camere subito e non permettere inciuci. Napolitano, facendosi magari forte del precedente di Scalfaro (1994), potrebbe anche non dargli retta. [Giorgio Dell’Arti]