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 2009  luglio 06 Lunedì calendario

22 morti a Viareggio

• Le storie di questi poveri morti sono strazianti. Il motorino da cui è partita la scintilla fatale potrebbe essere quello di Antonio Farnocchia, un fornaio di 51 anni che stava andando a lavorare. Oppure di Rosario Campo, un imprenditore quarantaduenne che era già rientrato a casa, ma aveva dimenticato il telefonino in azienda e stava tornando a prenderlo. Dei due non sono rimaste che delle macchie nere, aggrumate, sull’asfalto. Gli si è dato un nome per mezzo del dna residuo. La moglie di Campo, che stava seduta sul seggiolino di dietro, è uno dei cinque casi disperati di cui abbiamo detto sopra. I coniugi Piagentini, viste le fiamme, hanno preso il loro figlio di cinque anni, Luca, e lo hanno deposto in macchina. Poi sono rientrati a prendere gli altri due: Lorenzo, il più grande, e Leonardo, di due anni. Ma era già troppo tardi. La casa è crollata, il bambino nell’auto è stato carbonizzato, Lorenzo, estratto dalle macerie, è sopravvissuto due giorni, la mamma, Stefania Maccioni, di 40 anni, è morta dopo quasi una settimana di agonia, il padre è ricoverato con poche speranze a Padova. L’unico sopravvissuto bene è il primogenito Leonardo. In un’altra casa, il giovane Hamza, di 16 anni, che pure era fuggito, è poi tornato indietro per salvare la sorellina Iman di 3 anni. Nel fuoco, nel fumo, ha perso i sensi e, in pochi minuti, la vita. Con lui se n’è andata anche la povera Iman. I congiugi Claudio Bonuccelli (60 anni) e Nadia Bernacchi (59) avevano affittato la casa della morte in via Ponchielli per soli 15 giorni, il tempo necessario a fare certi lavori di ristrutturazione nella loro villa. Andrea Falomi, che aveva portato giù il cane, è adesso dato per disperso, frase a sentir la quale il fratello scuote la testa. Ma “disperso” è la parola che si adopera quando di qualcuno non è rimasta traccia. Sua moglie, Maria Luisa Carmazzi, è stata trovata tra le macerie, bruciata viva. [Giorgio Dell’Arti]