vanity, 27 luglio 2009
La Gelmini e l’università
• La Gelmini, spalleggiata da Tremonti, ha distribuito una piccola quota dei soldi destinati all’università basandosi sul merito invece che sulla spesa storica. Si tratta, in totale, di 525 milioni di euro, appena il 7 per cento dell’intero finanziamento. L’espressione “spesa storica” significa: «facciamo come abbiamo sempre fatto». Il merito invece è un criterio nuovo. Il ministro della Pubblica Istruzione l’ha distinto in “merito per la ricerca” e “merito della didattica”. Il merito della ricerca è stato stabilito in base al numero di pubblicazioni e di citazioni nelle riviste più autorevoli, quotando la capacità di ciascun ateneo di attrarre finanziamenti e infine calcolando il numero di ricercatori e docenti coinvolti in qualche progetto internazionale. Il merito della didattica si è basato invece su un questionario distribuito agli studenti, sul numero di laureati che hanno trovato lavoro entro tre anni, sul numero di studenti che si iscrive al secondo anno avendo superato almeno i 2/3 degli esami del primo e sul numero di precari messi a insegnare (più alto il numero di precari, più bassa la valutazione). Fatta la classifica, è risultato che ai primi cinque posti ci sono cinque atenei del Nord (nell’ordine: Trento, Politecnico di Torino e di Milano, università di Bergamo e di Genova) e agli ultimi cinque cinque atenei del Sud (Sassari, Messina, Palermo, Foggia e ultimo Macerata). Le prime cinque università riceveranno un finanziamento aggiuntivo di 26 milioni, alle ultime cinque saranno tagliati 17 milioni e mezzo. [Giorgio Dell’Arti]