vanity, 1 agosto 2009
Esodo con 32 km di fila
• I 32 chilometri di fila al Passante di Mestre che hanno inaugurato l’esodo 2009 hanno fatto rumore perché quel pezzo di autostrada era stato aperto in pompa magna lo scorso 8 febbraio: erano trent’anni che in Italia non si costruiva un’autostrada, Berlusconi, partecipando all’inaugurazione se ne fece giustamente un gran vanto, il ministro Matteoli spiegò che quella fettuccia rimediava a un danno da 4,3 miliardi l’anno e liberava i 150 mila autoveicoli che, specialmente dopo la caduta del Muro di Berlino, transitano ogni giorno in quel punto. Tutto vero: ma come mai, tre mesi dopo, alla prima prova vera, il gioiellino, costato poco meno di un miliardo e costruito dopo lo spostamento di linee ad alta tensione, di un gasdotto e di un intero abitato preventivamente espropriato di case e terreni, è andato in tilt? Per la semplice ragione che, in certi casi, passare di colpo dalle cinque corsie del Passante alle due della Venezia-Trieste non può che provocare un ingorgo. Dunque bisognerebbe costruire almeno una terza corsia su quest’ultimo tratto di strada (almeno otto anni di lavori). Oppure far tesoro delle parole di Lanfranco Senn, direttore del Centro di Economia regionale, dei trasporti e del turismo dell’università Bocconi: si sarebbe potuta migliorare la situazione con un’informazione più adeguata (mentre le segnaletiche continuavano a raccomandare di andar piano, gli automobilisi intrappolati sul Passante ignoravano che la Tangenziale era completamente vuota) e soprattutto è necessario rassegnarsi all’idea che non si può costruire un’infrastruttura sull’ipotesi della “domanda massima”. Situazioni come quella del 2 agosto possono verificarsi tre-quattro volte l’anno. Costruire l’autostrada con lo scopo di evitare anche quelle circostanze estreme ha dei costi proibitivi. [Giorgio Dell’Arti]