vanity, 23 agosto 2009
Elezioni in Afghanistan
• Alle elezioni presidenziali afghane hanno votato tra il 40 e il 50 per cento degli iscritti alle liste elettorali, una percentuale molto più bassa di quella del 2004, ma non così bassa da permettere ai talebani di cantar vittoria. I guerriglieri-studenti avevano insanguinato la vigilia delle elezioni con bombardamenti su Kabul e martiri-suicidi, spingendosi fino a rapinare una banca (sei morti) e annunciando con un intenso volantinaggio che a chi si fosse presentato al seggio elettorale sarebbero state tagliate le dita o il naso o le orecchie. Il boicottaggio non è riuscito grazie al coraggio di uomini e donne afgahni, ma da venerdì 21 agosto qualche spedizione punitiva è stata effettivamente compiuta, specialmente al sud e in particolare nella provincia di Kandahar. In Afghanistan si vota intingendo il dito nell’inchiostro e imprimendo poi un segno sulla scheda. E l’inchiostro sul dito resta poi visibile per molti giorni. Il nome del nuovo capo dello Stato si saprà solo ai primi di settembre, ma i due favoriti – il presidente uscente Karzai e il suo avversario più accreditato, Abdullah Abdullah – gridano fin da ora di aver vinto. Abdullah sostiene che vi sono stati migliaia di brogli elettorali, denuncia confermata dalle cronache della vigilia, in cui giornalisti e osservatori neutrali hanno parlato di blocchi di tessere elettorali (per far votare più volte la stessa persona) o di pacchi di schede già votate e acquistate a peso, oppure di capifamiglia che hanno preteso e ottenuto di votare anche per le loro donne tenute segregate in casa. Una propaganda troppo martellante in questo senso, però, potrebbe sfociare in una guerra civile. Oppure dar forza agli americani che vorrebbero affiancare Abdullah a Karzai, di cui non sono troppo contenti, nella guida del Paese. [Giorgio Dell’Arti]