vanity, 7 settembre 2009
Gerarchie ecclesiastiche
• Le «gerarchie ecclesiastiche che si fronteggiano» esistono ufficialmente dallo scorso 25 marzo. Il cardinale Angelo Bagnasco venne eletto presidente della Cei e ricevette dal cardinale Bertone, segretario di Stato in Vaticano, cioè primo ministro, vale a dire vice del Papa, una lettera di congratulazioni che conteneva la seguente frase: «Per quanto concerne i rapporti con le istituzioni politiche, assicuro fin d’ora a Vostra Eccellenza la cordiale collaborazione e la rispettosa guida della Santa Sede, nonché mia personale». L’assicurata «guida della Santa Sede» annunciava in realtà al neo-eletto che i rapporti con la politica italiana sarebbero stati guidati, da quel momento in poi, non più dai vescovi italiani, ma dagli stranieri della curia pontificia. Alberto Melloni ha poi spiegato che questa è la linea generale di Benedetto XVI: depotenziare il centinaio di episcopati radicati nei territori di tutto il mondo e accentrare le scelte politiche e di schieramento a Roma, in modo evitare che la Chiesa Cattolica risulti alla fine una federazione delle Chiese di tutto il mondo. Il caso Boffo ha attraversato questa problematica gigantesca per il fatto che quindici anni fa lo stesso Boffo venne messo al vertice della comunicazione cattolica dall’allora presidente della Cei, Camillo Ruini, un dittatore che Wojtyla aveva lasciato fare e che ora è (quasi) in pensione. Rimuovere Boffo ha significato far avanzare la linea di Benedetto XVI, cioè segnare una vittoria della gerarchia ecclesiastica che si occupa del mondo sulla gerarchia ecclesiastica che si occupa dell’Italia. [Giorgio Dell’Arti]