vanity, 17 settembre 2009
6 italiani morti in Afghanistan
• I sei soldati italiani morti in Afghanistan si chiamavano Andrea Fortunato, Matteo Mureddu, Gian Domenico Pistonami, Massimiliano Randino, Davide Ricchiuto e Roberto Valente. Il più giovane aveva 26 anni, il più anziano 36. Tutti meridionali. Uno di loro, Andrea Fortunato, lascia, oltre alla moglie, il figlio Simone di 2 anni, che domenica, al momento del rimpatrio delle salme, ha indossato il basco del padre e gridato in mezzo alla folla «Ciao, papà». L’attentato è avvenuto a Kabul, lungo la rotonda Massud, sulla strada per l’aeroporto, intorno a mezzogiorno di giovedì 17 settembre: una toyota bianca, guidata da un uomo che la successiva rivendicazione talebana ha chiamato «mujahid Hayatullah», s’è infilata tra due blindati Lince di un nostro convoglio e lì il mujahid (guerriero santo) s’è fatto esplodere. Il Riformista ha pubblicato una foto dell’attentato: si vedono un piede e altri pezzi umani sparpagliati sull’asfalto, un memento terribile sulla verità di queste azioni, alle quali ci siamo erroneamente assuefatti. La magistratura indaga sulla dinamica del massacro, specialmente sul fatto che dopo l’esplosione i nostri soldati avrebbero sparato non si sa se in aria – come dicono tutti i testimoni resi noti – o sulla folla, come afferma la rivendicazione dei terroristi. [Giorgio Dell’Arti]