vanity, 26 ottobre 2009
Scompiglio nel centro destra
• C’è uno scompiglio, e grosso, anche nel centro-destra. A metà della settimana scorsa ha cominciato a girare su Internet un documento di mano ignota, ma attribuito ai ministri berlusconiani, in cui si contestava la politica economica di Tremonti e si proponeva una politica alternativa imperniata su una decina di punti programmatici: tagli alle tasse (Irap compresa), innalzamento dell’età pensionabile (che aveva sollecitato Draghi appena 48 ore prima), investimenti pubblici, centrali nucleari, rilancio dell’edilizia, tagliare i costi della politica, ripresa di dialogo con le banche e rinuncia, perciò, alla Banca del Mezzogiorno, riforme, eccetera. I ministri del PdL dichiaravano subito di non saperne niente, ma il giorno dopo Berlusconi, dalla Russia, se ne usciva con l’annuncio che l’Irap sarebbe stata tagliata. Annuncio perfettamente in linea col documento misterioso, ma unilaterale, cioè il ministro dell’Economia non ne sapeva niente. Seguivano telefonata furibonda di Tremonti al presidente del Consiglio, il rinvio del Consiglio dei ministri, al quale non s’erano presentati né Tremonti né i leghisti, la presa di tempo da parte del Cav, che accampava un’inesistente tempesta di neve in Russia e così non rientrava in Italia, una riunione, infine, sabato nella villa San Martino di Arcore: da una parte Berlusconi, dall’altra Tremonti, assistito da Bossi e Calderoli (presenti, nonostante il Cavaliere avesse pregato il ministro di venir da solo). Bossi aveva già detto ai giornali che il ministro dell’Economia era intoccabile. Lo ha ribadito nel faccia a faccia col capo del governo e ha lasciato che poi Tremonti chiedesse ufficialmente di essere promosso vicepresidente del Consiglio, in modo da tenere a bada, dall’alto di una posizione gerarchica superiore, la muta dei suoi nemici-spenditori (praticamente tutti, con l’aggiunta di Fini). In caso contrario, dimissioni. Mentre scriviamo, il PdL è riunito per decidere ma si sa già che la risposta sarà no. Se Tremonti a questo punto sbattesse la porta (improbabile), potrebbe subentrargli lo stesso Draghi, che in vari discorsi lo ha severamente criticato, alla sua maniera felpata e comprensibile ai soli addetti ai lavori. [Giorgio Dell’Arti]