1 gennaio 2009
Il diario della Tatafiore
Dal Diario di Roberta Tatafiore: «Comincio a familiarizzare con il suicidio come corpus letterario e scientifico e come propaggine del discorso attuale intorno alla fine della vita. Comincio a familiarizzare con il suicidio come obiettivo da realizzare senza cedere alla disperazione di un momento bensì prendendomi tutto il tempo che occorre per costruirlo a poco a poco (...). Secondo: passo giornate intere tra il tavolino del computer, gli scaffali della libreria e il grande tavolo del soggiorno rileggendo pagine di libri sottolineate più e più volte, riordinando annotazioni, sparpagliando intorno carte di tutti i tipi. Praticamente lavoro, come se stessi preparando un libro, un articolo particolarmente impegnativo (...). Ma, via via che i giorni passano, mi rendo conto che non è possibile raggiungere l’obiettivo del suicidio senza operare tagli consistenti all’economia quotidiana: ho bisogno di creare intorno a me quanto più vuoto sia possibile (...).» [Roberta Tatafiore, La parola fine, Rizzoli].