1 dicembre 1989
Tags : Giovanni Paolo II
Un sovietico e un tailleur rosso dal Papa
• Il Papa
riceve in udienza Mikhail Gorbaciov, leader dell’Unione Sovietica, poche
settimane dopo la caduta del Muro di Berlino. La moglie, Raissa, infrangendo il
protocollo (che prevede per le donne un abito nero) indossa un tailleur rosso
fiammante. Era dai tempi della Rivoluzione d’ottobre che un politico sovietico
non entrava in Vaticano. I due parlano per un’ora e mezzo, in russo, nello
studio del Santo Padre. Gli argomenti: garantire ai credenti la libertà di
religione e di rispetto verso le peculiarità nazionali, statali, culturali e
spirituali affinché i popoli «attraverso il periodo di brusca svolta nel quale
ci troviamo adesso, possano procedere verso una nuova era di pace» (Gorbaciov).
Di lui il Papa dirà a Navarro-Valls (direttore della sala stampa vaticana): «È
un uomo di principi». «Con grande interesse gli domandai cosa fosse un uomo di
principi. E mi rispose: “È una persona che crede così tanto nei suoi valori da
essere disposta ad accettare tutte le conseguenze che ne derivano, anche se
possono dispiacergli e non tornargli utile"» (Joaquín Navarro-Valls).
• «Riguardo
indietro alla storia straordinaria di Karol Wojtyla e penso alle opere della
mia generazione. Penso a lui e a Reagan, a Gorbaciov e a Eltsin, a Helmut Kohl
e infine a Lech Walesa inteso come Solidarnosc. Ci toccò portare il mondo a
concludere quella che io chiamo “l’epoca della terra”: l’epoca della produzione
industriale e dei conflitti sociali. E passare all’epoca del mondo globale, il
mondo dell’informazione mondializzata e di Internet. Eravamo in tanti, eravamo
stanchi del comunismo, ma il comunismo era anche un potente blocco militare. E
allora, alla fine del secondo millennio della cristianità, ci arrivò un dono
dal cielo: un Santo Padre polacco» (Lech Walesa). [Rep. 2/4/2005].
