vanity, 2 novembre 2009
Arrestato e malmenato muore in carcere
• Cucchi Stefano. Geometra, 31 anni. La notte tra il 15 e il 16 ottobre i
carabinieri lo intercettano al Parco degli Acquedotti, periferia di
Roma. Sta guidando in parallelo con un suo amico, i due a bordo di due
macchine diverse, una cosa un po’ pericolosa anche se è l’una passata.
Fermati, addosso a Cucchi trovano 20 grammi di hascisc ben confezionato,
due grammi di coca, quattro pasticche di ecstasy. Troppo. Lo portano
alla stazione CC Casilina, lo chiudono in cella e il giorno dopo all’una
lo mettono davanti al giudice Maria Inzitari, a cui pare che Stefano
non stia bene. Il magistrato ordina una visita medica e rinvia il
processo al 13 novembre. Cucchi viene riportato in carcere, poi, siccome
sta male, all’ospedale Fatebenefratelli, quindi di nuovo in carcere,
infine all’ospedale Pertini, sulla Casilina, dove muore all’alba di
venerdì 22 ottobre. Ai familiari, a cui è stato impedito di parlare sia
con i medici sia con Stefano, viene riconsegnata una salma martoriata:
profonde ecchimosi alla schiena in corrispondenza di tre vertebre
fratturate (tra cui il coccige), la mandibola fatta a pezzi, un occhio
schiacciato nell’orbita con vasti ematomi alle palpebre, segni di
violenza di varia intensità diffusi in altre parti del corpo. Chi ha
ridotto Stefano in quello stato? I carabinieri (che negano), le guardie
carcerarie (che negano), i medici (che negano)? L’inchiesta è in corso. [Giorgio Dell’Arti]