29 marzo 1978
Tags : Aldo Moro, il sequestro e l’uccisione
Quattordicesimo giorno del sequestro Moro
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Comunicato numero 3 delle Brigate rosse, con una lettera autografa di Moro a
Cossiga. Il leader Dc scrive di trovarsi «sotto un dominio pieno e
incontrollato» dei suoi carcerieri, «con il rischio di essere indotto a parlare
in maniera che potrebbe essere sgradevole e pericolosa». Accenna alla
possibilità di uno scambio con i terroristi, ricordando «gli scambi tra Breznev
e Pinochet, i molteplici scambi di spie, l’espulsione dei dissenzienti dal
territorio sovietico». Sottolinea che «il sacrificio degli innocenti in nome di
un astratto principio di legalità, mentre un indiscutibile stato di necessità
dovrebbe indurli a salvarli, è inammissibile. (...) Un preventivo passo della S. Sede potrebbe
essere utile». Il messaggio è stato fatto arrivare ai giornali a Milano,
Genova, Roma e Torino in fotocopia, circa sei ore dopo che il ministro
dell’Interno lo aveva ricevuto, verso le 13, attraverso un intermediario. [Cds
30/3, 1/4/1978]
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Scrive il Corriere della Sera: «L’impianto non regge, la tragica
“sceneggiata” rivela un dilemma al quale sembra impossibile sfuggire: o Moro
non è più padrone di se stesso e delle proprie azioni, o quello che ha scritto
gli è stato imposto». [Cds
30/3, 1/4/1978] Scrive Leonardo Sciascia: «La cifra dei suoi messaggi poteva, per esempio, essere cercata nell’uso impreciso di certe parole, nella disattenzione appariscente: (...) “Mi trovo sotto un dominio pieno e incontrollato” (...) Che vuol dire “incontrollato”? Chi poteva o doveva controllare le Brigate rosse? E perciò appare attendibilissima la decifrazione che ci è stata suggerita: “Mi trovo in un condominio molto abitato e non ancora controllato dalla polizia”». [Sciascia 1978]
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Ancora a vuoto le ricerche del covo in cui Moro è tenuto prigioniero, nessuno
sviluppo sostanziale nelle indagini. Si parla di una taglia da un miliardo di
lire a chi fornirà informazioni determinanti per la cattura dei terroristi.
[Cds 30/3/1978]
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Anche Ugo La Malfa, dopo La Stampa, vorrebbe che Leone si facesse da parte. In
un articolo non firmato, ma ispirato dal leader repubblicano, che sarà
pubblicato domani sulla Voce Repubblicana ed è stato anticipato alle agenzie,
si parla di inadeguatezza del capo dello Stato alle responsabilità del momento.
Leone replica in serata parlando al Consiglio superiore della magistratura: la
discrezione è il modo di esplicare il mandato presidenziale. Il capo dello
Stato non pensa a dimettersi. [Cds 30/3/1978]