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 1978  marzo 16 Giovedì calendario

Attentato alla democrazia

Questa volta l’attacco è stato rivolto al cuore dello Stato democratico. È un autentico attentato alla Repubblica. Non sappiamo chi ci sia dietro. Ma sappiamo che chi l’ha deciso, voluto ed eseguito sapeva di dichiarare guerra alle istituzioni nate dalla Resistenza. Non è infatti coincidenza fortuita che sia stato rapito proprio Moro, l’uomo che di più ha fatto, con la sua autorità e il suo prestigio, per portare la Dc al primo accordo di unità antifascista dalla liberazione ad oggi; che questo atto criminoso sia stato compiuto proprio la mattina in cui la Camera si apprestava a sancire l’inizio di questa unità. Non bisogna perdere la testa. Ma neppure manifestare esitazione o debolezza. Dietro Moro si cerca di colpire la nazione antifascista, le masse popolari escluse per tanto tempo da ogni responsabilità di potere. Adesso, questa offensiva contro lo Stato democratico verrà utilizzata per sconvolgerne le fondamenta. La stragrande maggioranza della nazione, che ha saputo ricostituire la propria unità antifascista, dovrà sapere dare le risposte democratiche adeguate. Le prime di queste risposte sono venute da tutte le forze politiche e dai loro maggiori esponenti. Il Parlamento, votando nello spazio di una sola giornata la fiducia al governo e respingendo ogni provocazione, ha saputo manifestare la propria compattezza democratica. Ma è dalle masse che ieri hanno scioperato, che si sono radunate sulle piazze, che è venuta la grande risposta popolare, di un paese maturo per la democrazia, il quale respinge ogni provocazione, ogni tentativo, di qualunque colore si ammanti, per frenare il progresso di questa democrazia. E questa risposta è stata: no alla violenza eversiva! No al terrorismo alleato della reazione fascista!

[Av. 17/3/1978]