28 giugno 1965
Brandt: «Non rinunciamo all’Europa unita anche se è lontana»
Nel suo discorso in Campidoglio, dal titolo Nessuna rinuncia all’Europa, Brandt ha detto che «la politica europea deve basarsi sulla premessa che non vi sarà, in un prossimo futuro, la federazione politica retta da istituzioni sovranazionali, che non si può costruire nemmeno comunitariamente fra i sei Paesi del Mercato Comune». Brandt non rinuncia all’Europa di domani («concezione grandiosa») ma afferma che occorre tener conto degli ostacoli attuali, senza fingere che siano facilmente superabili o che addirittura non esistano. È necessario tenere conto di De Gaulle, rinunciando all’idea pericolosa che De Gaulle possa venire isolato, così come è necessario sottrarsi alla tentazione di «ideologizzare» la futura Europa. Mirare a un’Europa socialdemocratica sarebbe errore identico a quello di chi preconizzava – ai tempi di De Gasperi, Schuman e Adenauer – un’Europa tra il carolingio ed il democristiano: l’Europa deve accogliere, senza alcuna formulazione restrittiva, tutte le forze democratiche. Precluso per ora un rapido accesso all’integrazione politica, secondo Brandt si può adesso ulteriormente sviluppare l’esistente Comunità europea, riesaminando, per cominciare, i rapporti tra la Cee e l’Efta (Associazione europea di libero scambio): «La Germania spera nella possibilità di un accordo tra la Cee e l’Efta, mediante il quale le barriere doganali verrebbero gradualmente abbattute. Tentare anche una semplice coesistenza tra Cee ed Efta mi sembra un’idea feconda che dobbiamo seguire con spirito aperto». [Sta. 29/6/1965]