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 1960  gennaio 04 Lunedì calendario

Egisto Corradi: «Il corpo di Fausto Coppi è stato sepolto oggi nel cimitero di Castellania. Era da poco passato mezzogiorno, splendeva il sole

  • Egisto Corradi: «Il corpo di Fausto Coppi è stato sepolto oggi nel cimitero di Castellania. Era da poco passato mezzogiorno, splendeva il sole. C’erano migliaia e migliaia di persone. Le più, non essendo riuscite ad entrare né in chiesa né nel camposanto, hanno dovuto sostare sui prati, ancora melmosi per le recenti piogge, sull’erba qua e là chiazzata di neve, su campi di frumento appena spuntato. Soltanto poche di esse, alcune centinaia, erano potute entrare nel cimitero e disporsi, pigiatissime, torno torno alla fossa scavata il giorno prima per Fausto Coppi. Queste persone, fra le quali una cinquantina di fotografi, rimasero per almeno due ore in attesa, in piedi, a lottare di gomiti per conservare il posto guadagnato».
  • Situazione famigliare complicatissima. Lui, che alla giornalista di France-Soir aveva detto: «Non sono un bell’uomo, non ho mai avuto successi femminili», s’è poi ritrovato con la moglie e l’amante, una figlia dalla moglie, un figlio dall’amante, che non potè far chiamare Coppi perché la Occhini lo aveva concepito quando stava ancora col marito. Enormi articoli sui giornali relativi alla ricchezza di Coppi, e su come a questo punto si debba dividere, e se esista o no un testamento. Se ha fatto testamento può aver lasciato alla Dama Bianca e al bambino, al massimo, un terzo della piena proprietà più un sesto della nuda proprietà. Potrebbe avergli intestato qualche proprietà in territorio straniero, aveva un albergo vicino a Parigi, qualche azienda in Argentina. Patrimonio di un miliardo, un miliardo e due. Conti in tasca: prendeva seicentomila lire a serata, e una volta, al Vigorelli, un milione e mezzo. Socio in una camiceria di Desio, che poi chiuse con un passivo di 40 milioni, e Coppi si consolò con mezzo milione di lire in tessuti per camicie (questi pacchi di stoffa stanno adesso in uno scantinato di Villa Carla a Novi Ligure); poi prese soldi per dare il nome a una ditta che fabbricava lamette da barba, fallita pure questa, si portò a casa sei casse di lamette; poi diede il nome a una fabbrica di bici di Novi Ligure, prendeva in cambio 1500 lire per ogni bici venduta; era socio di una fabbrica di caramelle di Acqui (va bene). Aveva cinque domestici e un segretario, gli costavano di soli stipendi 200 mila lire al mese; una 600 e due Appia; 55 milioni erano andati alla moglie all’atto della rottura; era maniaco delle assicurazioni per sé e per i suoi, persino contro il mal di mare. In autunno si sarebbe ritirato. Villa Carla era già in vendita per 20 milioni, Krach Manikoff, industriale di Novi, ne aveva offerti 14. Alla fine, una ricchezza enorme, per uno che era nato contadino e aveva cominciato come garzone di salumeria a Novi Ligure.
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