Giuliano Gramigna, Corriere della Sera, 21 gennaio 1960
Campanile sera: vince ancora Castelfranco
Nemmeno questa volta Castelfranco ha ammainato bandiera a «Campanile sera»: gli avversari di Manfredonia hanno sì contrastato con puntiglio la marcia dei campioni, ma il risultato finale è stato abbastanza netto, di 6 a 2 in favore dei veneti. È così la quinta volta consecutiva che Castelfranco chiude con successo il gioco e pensiamo che cominci a formarsi una specie di «complesso », di aureola di imbattibilità intorno ai rappresentanti della cittadina veneta, meglio ancora, intorno alla sua piazza, che ieri sera è stata la vera protagonista: difatti le vittorie decisive sono venute dagli esperti che erano radunati sotto il telone di un circo equestre e che hanno messo in mostra una speditezza, una sicurezza, uno slancio da lasciar sbalordido perfino Bongiorno. Si comincia come di consueto con la presentazione delle due squadre sul palcoscenico del Teatro della Fiera di Milan per Castelfranco giocano i signori Xiccato e Negro, per Manfredonia i signori Jacoviello e Donnamaria. La prima prova al pulsante si risolve inaspettatamente in un netto vantaggio dei rappresentanti di Manfredonia, uno studente in medicina emozionatissimo, che infila una risposta esatta dopo l’altra: in conclusione, la cittadina pugliese va in testa per 2 punti a zero. La gara collettiva comprende invece una serie di dieci domande a catena, cioè collegate l’una con l’altra: ciascuna domanda va ad un esperto (di scienze, di storia, di teatro, di letteratura ecc.), ma non si potrà procedere con la domanda successiva finché il quesito precedente non avrà avuto la giusta risposta; per ogni replica inesatta penalità di un punto; tempo concesso per la prova: 5 minuti. I primi ad entrare in collegamento sono quelli di Manfredonia, da dove parla Renato Tagliani: ma il plico numero uno, non appena aperto e letto, blocca il gioco. Si tratta di individuare, in base alla formula chinica, una sostanza. Sul video scorgiamo gli esperti che non sembrano prendersela affatto calda; sfogliano libri (alcuni intonsi), consultano opuscoli, ogni tanto leggono qualche nome (sbagliato) da bigliettini che giungono da un misterioso pensatore. Il risultato è che allo scadere dei 5 minuti il quesito non ha avuto ancora risposta, le penalità accumulate sono ormai tre e praticamente la prova è perduta. Con un poco di rimprovero nella voce Bongiorno annunzia che si trattava di saccarina. La scena cambia quando il video inquadra Castelfranco (fra la folla è anche Toti Dal Monte). L’esperto di matematica che apre la prima domanda ne legge il testo e dà la risposta celerissimo, con una sola emissione di fiato; altrettanto fa l’esperto che gli è a fianco, e via via tutti gli altri, in una sorta di frenetica emulazione: allo scadere dei 5 minuti Castelfranco ha così risposto a nove domande su dieci e aggiudicandosi i tre punti va in testa per 3 a 2. I rappresentanti di Manfredonia non si danno ancora per vinti e con l’altra prova al pulsante riescono a capovolgere il punteggi ora 4 a 3 a loro favore. La seconda gara giocata sulle piazze vuol combinare fortuna, una certa destrezza manuale e prontezza nelle risposte. In una vasca sono stati collocati venti pesci di plastica muniti di un gancio sul mus servendosi di una canna e della lenza, provvista all’estremità di un anellino, tre concorrenti devono sforzarsi di pescare, è il termine esatto, quanti più animali è possibile; sul dorso di ciascun pesce è un numero che corrisponde a una domanda, cui bisogna rispondere: tanti pesci (finti) catturati, tante domande soddisfatte, tanti punti guadagnati. Il giochetto risulta poi molto meno agevole di quanto pareva a prima vista: ai pescatori deve venire in soccorso, oltre che la pazienza tradizionale, anche la fermezza di polso di chi infili la cruna di un ago, tanto i pesciolini di celluloide appaiono ottusamente maligni. Quelli di Manfredonia riescono a mettere da parte quattro risposte esatte, ma non bastano certo contro le 10 di Castelfranco, che adesso conduce per 6 punti a 4. La partita è tuttavia ancora aperta quando le squadre entrano in cabina. Castelfranco, prudentemente sceglie una domanda da un punto, la sbaglia (confondendo «I demoni» con «Delitto e castigo») e va a quota 5; Manfredonia, a furor di piazza, chiede il quesito più difficile e lo manca parlando di pace di Milano anziché di pace di Lodi. Al batti e ribatti taglia corto Castelfranco, rispondendo esattamente a una domanda da un punto, e salendo così a 6 punti; a Manfredonia non resta che il puntiglio d’onore di scattare di un gradino più avanti. Il «Campanile » resta a Castelfranco. A parte i legittimi entusiasmi dei veneti, non diremo che sia stata, da un punto di vista spettacolare, una serata memorabile: da un po’ di tempo, del resto, la stessa piazza non fa più «scena». (Non lo faceva certo l’inquadratura su cui il regista ha insistito a lungo, con dubbia opportunità, di una vecchia donna cui i nipotini coprivano dispettosamente il vis era un poco il simbolo di quella parte di «Campanile sera» che ci convince meno).