Corriere della Sera, 21 gennaio 1960
Uccise l’assassino della madre: condannata
La Cassazione ha confermato la condanna (cinque anni di carcere) ad Alfa Giubelli, che uccise il sindaco comunista di Crevacuore, nel Biellese, per vendicare la morte della madre. Andò che la Giubelli bambina il 15 luglio 1944 fu sequestrata da due partigiani assieme alla mamma Margherita Ricciotti, accusata di essere moglie di un fascista, spia e traditrice. Le due furono condotte davanti a un comandante partigiano: Aurelio Bussi, garibaldino, nome di battaglia Palmo. Sentenza di morte immediata per la Ricciotti, che fu uccisa da una raffica di mitra sotto gli occhi della figlia. Al processo che si svolse a Vercelli nel 1953 i giudici stabilirono che Bussi non aveva commesso alcun reato perché si trattava di un’azione di guerra. Il 7 marzo 1956, quando aveva 22 anni, la Giubelli arrivò a Crevacuore con la pistola del marito, si mise a chiedere in giro di Bussi, divenuto nel frattempo sindaco, lo trovò e gli sparò un primo colpo che lo ferì. L’uomo le si avventò contro sferrandole un pugno, lei cadde in ginocchio ma continuò a sparare. Lo uccise e si costituì ai carabinieri. Prima condanna, a cinque anni, tre mesi e dieci giorni, in Corte d’Assise a Vercelli, nel marzo del ’57. Conferma nel gennaio ’58 in Appello a Torino, dove pure le riconobbero la seminfermità mentale. Era stato procuratore generale a impugnare la sentenza chiedendo una pena più severa. [Cds 22/1/1960]