Chiara Rancati, pagina99 3/12/2016, 3 dicembre 2016
L’OCSE CI AVVISA: TROPPI ANTIBIOTICI
I medici ne prescrivono il 26% in più della media europea. Sui farmaci generici cresciamo,ma a un ritmo lento. E questo pesa sui conti pubblici
In Italia si prendono troppi antibiotici e si usano troppo pochi farmaci generici. È la diagnosi dell’Ocse, che nel suo ultimo rapporto sullo stato dei sistemi sanitari europei invita il nostro Paese a rivedere i contenuti del suo armadietto delle medicine, per il bene della salute e del portafoglio. Nel 2014, ultimo anno per cui l’organizzazione ha dati completi, i medici italiani hanno prescritto 27,8 dosi di antibiotici ogni mille abitanti al giorno, il 26% in più della media Ue, che è appena superiore a 20 dosi al giorno, e quasi il triplo rispetto ai colleghi olandesi, i più virtuosi dell’Unione con appena 10,6 dosi.
Numerose anche le prescrizioni dei cosiddetti antibiotici di seconda linea, quelli più potenti e ad ampio spettro che dovrebbero essere usati solo in caso di allergie ai prodotti tradizionali o fallimento delle altre terapie: 5,8 dosi al giorno, due in più della media europea. «L’insuccesso degli sforzi volti a ridurre le prescrizioni di antibiotici in Italia nell’ultimo decennio è preoccupante», sentenzia l’Ocse, ricordando che l’utilizzo di questi medicinali in casi in cui non ce ne sarebbe bisogno «è un problema sempre più prominente di salute pubblica, perché aumenta la diffusione di ceppi batterici resistenti, che a sua volta riduce l’efficacia delle cure convenzionali, provocando periodi di malattia prolungati, maggiori rischi di morte e costi più elevati».
Sui generici, invece, il consiglio è di accelerare: la loro diffusione in Italia avanza ben più lentamente che nel resto dell’Europa, soprattutto negli ospedali, e questo pesa su spesa sanitaria e conti pubblici. Sempre secondo i dati Ocse, nel 2014 i medicinali generici nel nostro Paese rappresentavano appena il 18,4% del volume e l’8,6% del valore del mercato farmaceutico, contro una media Ue rispettivamente del 52,3% e 23,6%. Certo, in dieci anni la diffusione è aumentata di quasi tredici punti percentuali, ma con un’informazione più diffusa, e magari, come consiglia l’Ocse, «incentivi finanziari per medici, farmacisti e pazienti» che scelgono queste medicine invece di quelle di marca si sarebbe potuto fare molto di più.
Basti pensare che, per esempio, il Portogallo è riuscito a passare da un mercato dei generici virtualmente inesistente nel 2000 a una diffusione di oltre il 30% in volume nel 2014 (41% se si considerano solo i prodotti rimborsati dal sistema sanitario), grazie anche a una legge di cinque anni fa che obbliga i dottori a prescrivere l’equivalente generico di un farmaco, se esiste. Una politica che ha aiutato il Paese a mantenere la sua spesa sanitaria tra il 6,1% e il 6,5% del Pil anche durante la forte recessione degli scorsi anni, preservando molti servizi essenziali.