Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  dicembre 10 Sabato calendario

VELOCITÀ A SENSO UNICO


[Dominik Paris]

Era il 19 dicembre di otto anni fa. Nel superG della Val Gardena faceva il suo esordio in Coppa del Mondo un giovane sciatore della Val d’Ultimo. Quel giorno, però, in pochi sottolinearono l’evento. Il 19enne altoatesino aveva chiuso al 54° posto, meritava più attenzione il vincitore, l’altro azzurro Werner Heel. Venerdì quel ragazzone di 183 cm per 102 kg si ritroverà al cancelletto di partenza della Saslong. Stavolta, però, la sua gara sarà seguita con molta attenzione perché – dopo 8 anni, 6 vittorie in Coppa (inclusi i successi in discesa e superG a Kitzbühel) e un argento mondiale – Dominik Paris viene considerato uno degli sciatori più talentuosi del pianeta ed è andato subito a podio nel primo superG della stagione in Val d’Isère. Freddo, determinato e velocissimo, non vede l’ora di affrontare le Gobbe del Cammello. Nonostante sia guardato con profondo rispetto da tutti gli avversari, su quei salti si diverte più di un bambino. «E pensare che non avevo mai sciato su questa pista bellissima prima del debutto in Coppa. Infatti ancora non la conosco benissimo. Ma giocare in casa è sempre un piacere».

Se le dicono Saslong, qual è il primo pensiero?
«Gobbe del Cammello e Ciaslat. Il salto e le curve difficilissime. Due anni fa centrai due podi in due giorni, 2° nel superG e 3° nella discesa. Fu un gran weekend!».
La settimana dopo c’è un altro appuntamento importante, il gigante sulla Gran Risa. Lei non gareggia ma ci ha mai sciato?
«Quest’anno ho provato il gigante a Sölden ma non è la mia specialità. Forse ne farò altri a fine stagione. Penso che per qualunque sciatore la Gran Risa sia una delle piste più belle. L’ho scoperta dieci anni fa, quando andai a farmi una discesa per conto mio. Favolosa, con quella ripidità notevole che piace e diverte tutti».
Un campione della velocità riesce mai a godersi la montagna lentamente?
«“Lentamente” è una parola difficile per me. A volte mi diverto anche a prendermela con tranquillità, soprattutto a casa mia quando scio con la mia fidanzata. In Val Gardena e Alta Badia consiglio di fermarsi ogni tanto per guardare un po’ il panorama. Proprio quello che faccio poco io, amo troppo la velocità».
Allora proviamo una nuova sfida, rallentiamo un po’ la Saslong.
«Si può intervenire solo al Ciaslat, il resto è impossibile, è tutto dritto. A quel punto cambi pista. La Saslong è una di quelle con le medie più alte, sui 100 orari. Non ci sono punti per rallentare».
Lei come uomo jet ha ancora margini di miglioramento?
«Dove si deve tenere la linea ed essere più precisi mi manca ancora qualcosa: nella esse di Wengen perdo sempre abbastanza, sulle curve ripide di Beaver Creek fatico a fare la differenza. Sulla Saslong dovremmo esserci».
Ha mai perso una gara per eccesso di velocità?
«Nel 2011 a Wengen: ero troppo veloce sulla esse di Kernen, non ho frenato abbastanza e in uscita sono andato contro il materasso di protezione».
Almeno fuori dalle piste, è uno che se la prende con calma?
(stupito) «Chi, io?».
È impulsivo o frena un attimo prima di prendere una decisione?
«Impiego poco tempo anche quando penso».
Qualcosa che avrebbe dovuto fare più lentamente?
«Qualche anno fa mi è capitato di bere un bicchiere dopo l’altro. Sono rimasto in piedi ma non ne potevo più. Ora non lo faccio più, ovviamente».
La velocità in auto?
(ridendo) «Al volante dipende... se sono in orario. Ho preso qualche multa ma avevo superato di pochissimo il limite. Però mi piace guidare un po’ veloce».
Visto che la lentezza non le appartiene, proviamo con altri “opposti”. Avrebbe mai voluto essere un uomo meno robusto, più esile?
«Mai. Vado bene così!».
Innamorato della musica heavy metal, avrebbe mai voluto essere l’autore di un brano super melodico da cantare con la sua chitarra?
«Mi manca la voce per cantare. E comunque, anche con la musica metal, non riesco a essere veloce con le mani come vorrei».
In gara sulla neve dura, ma quella fresca le piace?
«Lo sci vero è sulla neve fresca, mica sulle piste battute. A casa, appena posso, vado fuoripista».
E magari le sarebbe piaciuto diventare un campione di snowboard?
«Sulla tavola proprio no! Ho provato ma sei tutto storto. Boh, mi sembra troppo strano con tutti e due i piedi agganciati. Sugli sci ti senti più libero».
Nello sci alpino, il contrario della velocità è lo slalom.
«Quando ero giovane facevo solo quello e mi piaceva molto. Mi piacerebbe riprovarci. Devo parlarne con il capo!».
Nato e cresciuto in Alto Adige, in mezzo alla neve, al freddo e ai monti, ha mai pensato: “vado a vivere al mare”?
«Sono stato in posti di mare fantastici, come il Messico e la Sardegna. Ma dopo 2-3 settimane mi manca la montagna. Non potrei mai lasciarla».
Ha mai provato lo sci nautico?
«Sì, in un lago e proprio con la squadra azzurra alla fine degli allenamenti estivi. È stato divertente. All’inizio ho faticato ma poi Matteo Marsaglia, che è bravissimo, mi ha spiegato come fare e sono riuscito abbastanza bene. A parte quel volo... sono rimbalzato sull’acqua per 50 metri».
Sempre al freddo, ha mai pensato: “ora mi trovo un lavoro d’ufficio”?
«Non potrei mai farcela. Io devo muovermi e stare fuori. Il freddo non mi spaventa di certo».
Torniamo alla velocità. Come se la cava con le donne?
«In che senso?».
In quel senso.
(Stavolta la risposta non è così rapida) «Scelgo la velocità che serve».
C’è mai stato uno più veloce, che le ha soffiato la ragazza?
(dopo un lungo silenzio) «Sì... Forse... Boh... Non penso... No!».
Ecco come si rallenta un uomo-jet.