Francesco Oggiano, Vanity Fair 7/12/2016, 7 dicembre 2016
IVAN SCALFAROTTO: «GRILLINI, FATEVI AVANTI» – «Appena ti giri, c’è un gay pronto a violentarti con l’inganno
IVAN SCALFAROTTO: «GRILLINI, FATEVI AVANTI» – «Appena ti giri, c’è un gay pronto a violentarti con l’inganno. Il sottotesto dell’immagine è chiaro». Per Ivan Scalfarotto, 51 anni, deputato del Partito democratico e sottosegretario allo Sviluppo economico, la campagna referendaria ha toccato il suo punto più basso con la «parodia» di un manifesto con una saponetta a terra e la scritta «Basta un Sì». «Associa il rapporto sessuale tra due uomini solo come una sopraffazione umiliante. Mi sorprendo che persone così attente come la scrittrice Michela Murgia (ex candidata alla Regione Sardegna nel 2014 e sostenitrice del No, ndr) abbiano rilanciato su Twitter uno stereotipo così becero». Scalfarotto è appena stato inserito per la seconda volta nella Global Diversity List dell’Economist, come una delle 50 personalità che si sono più impegnate a combattere le discriminazioni. «E la compagnia, me ne rendo conto, è di quelle esagerate: Hillary Clinton, Angelina Jolie, il Dalai Lama... Solo per citarne alcuni». Perché, unico italiano, è nella lista? «Hanno voluto premiare l’approvazionedella legge sulle Unioni Civili e soprattutto l’impegno della fondazione che ho creato, Parks - Liberi e Uguali». Di che cosa si occupa? «Promuove le pari opportunità Lgbt nel le aziende. Ne seguiamo una quarantina, tra cui Ikea, Deutsche Bank e da poco anche Bankitalia. Le aiutiamo a estendere agli omosessuali le agevolazioni e i diritti già previsti per le famiglie dei dipendenti etero, tipo i congedi parentali. Nel campo ho esperienza: ho lavorato per anni nelle risorse umane». Si è mai sentito discriminato? «Personalmente mai. Però ho fatto coming out in azienda soltanto dopo essermi trasferito a Londra, nel 2002». Perché non in Italia? «Perché in Italia, negli uffici, si sentono battutacce sui gay che ti fanno passare ogni tentazione». Per esempio? «Irripetibili. Non è, diciamo, ironia british. E non usano certo la parola “gay”...». Lei è nato a Pescara ma ha trascorso l’infanzia a Foggia. Che ricordi ha? «C’era Vladimir Luxuria, un personaggio vistoso, che veniva maltrattato da molti. Io ero nascosto, ma ammiravo il suo coraggio». In casa quando fece coming out? «Tardi, per molto tempo ho dovuto nascondermi: avevo 27 anni, vivevo già da solo a Milano». In Italia molte persone ancora si scandalizzano davanti a due uomini che si tengono per mano. «È una questione di abitudine. La legge Cirinnà ha segnato uno spartiacque. L’ho capito parlando con un funzionario della Camera». In che senso? «Doveva andare alla festa di un matrimonio tra due uomini celebrato all’estero. Era in imbarazzo. Il giorno dopo la cerimonia mi ha raccontato, sorpreso: “È come tutti gli altri a cui ho assistito. Alla seconda portata avevo già dimenticato tutte le differenze”». Si sposerà anche lei? «Sì, in primavera, dopo 11 anni di fidanzamento con Federico». Con un tweet ha invitato pubblicamente i parlamentari del Movimento 5 Stelle a fare coming out. Come mai? «Perché sono quasi 200 tra parlamentari ed europarlamentari. Calcolando la percentuale standard del 5% di omosessualità, ci sarà statisticamente qualche gay o lesbica. Mi chiedo perché nessuno di loro si sia fatto avanti...». Magari non vogliono. «Il punto è un altro. Uno dei modi per valutare la serenità del clima aziendale è il tasso di coming out. Gli impiegati omosessuali cercano di tastare il terreno. Se si accorgono che l’ambiente non è “confortevole”, o apertamente ostile, non si dichiarano». Il Movimento 5 Stelle sarebbe quindi un ambiente ostile? «Parlamentari del Movimento che si dichiarino gay non resisterebbero al le bordate interne. I loro elettori sono meno aperti. Del resto, secondo me, è un movimento di destra con tratti fascistoidi. I suoi principali esponenti, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, vengono da culture non certo di sinistra»