Alessandro Ferrucci, Il Fatto Quotidiano 11/12/2016, 11 dicembre 2016
IL MASCHIO CHE SI DEPILA, METTE I CALZINI BIANCHI E SI SENTE “FICO”
Dolore: la giacca aderente “con i bottoni a rischio esplosione, ma anche più corta possibile per mettere in mostra i glutei”. Amarezza: lo slip da spiaggia portato “con almeno una taglia più piccolo per far apparire il fisico più tonico grazie al segno lasciato sulla pelle dall’elastico”. Raccapriccio: “La depilazione è oramai un must per piacere alle donne”. Petto. Ascelle. Sopracciglia. Non si fanno prigionieri, ogni presunta “eccedenza” va eliminata, estirpata, schifata, ogni uomo non all’altezza va guardato con giusta commiserazione: poveraccio. Sono i nuovi modelli maschili, sono intorno a noi, ovunque, il virus dilaga, si rigenera, non trova quasi più ostacoli, almeno per ora, almeno fino a quando qualcuno non scoprirà il giusto antivirale.
Una risata per seppellirlo. Eccola: sandalo rosso su calzino bianco, è la copertina di Fico! il libro dedicato ai nuovi disastri maschili (effequ edizioni), scritto da Sabrina Beretta e Sara Pupillo, dove ogni stortura-modaiola del nuovo millennio viene finalmente piazzata sotto la giusta lente, senza strafare, in questi casi è sufficiente raccontare per illuminare. E offrire sobri consigli: basta una sfumatura per aggiustare i disastri.
“Alcuni anni fa, durante una passeggiata nel centro di Milano, ci siamo ritrovate circondate da maschi che investivano il sabato pomeriggio in shopping: e non compravano, computer o telefonini, ma abbigliamento”, raccontano le autrici nella prefazione.
Così ecco l’idea, mascherata anche da una piccola vendetta: “Dopo secoli che noi donne siamo state oggetto di analisi critica costante per come ci vestiamo, pettiniamo, trucchiamo, o per quanto pesiamo, abbiamo guadagnato l’autorevolezza storica per esprimere un’opinione su certi orrori”. Giusto: orrori. E via alla lista, voce per voce, una serie di brevi ma intensi capitoli (“Cappello”, “Cintura”, “Fantasie”, e ancora e ancora) per narrare prima e consigliare poi; quindi, alla fine, una serie di interviste rivolte proprio agli esperti del settore.
Il quadro è il seguente: il massimo dell’obbrobrio si raggiunge oggettivamente l’estate, quando tutto è più evidente, quando l’esibizione mostra i suoi lati muscolari, quando la spiaggia è il trionfo, il sole e la sabbia un mero accessorio; alcune inibizioni purtroppo saltano (complice l’alcol?); quando le camicie si sbottonano, i petti ex villosi trionfano, il portafogli si infila nello slip, lo zoccolo detta i tempi sulle passerelle (di legno), gli occhiali da sole quasi si tatuano sul viso; gli unguenti modellano i muscoli forgiati durante i faticosi mesi precedenti e le copertine delle riviste di gossip ospitano i calciatori, neo profeti, fuori dal campo di calcio e i tronisti senza uno sgabello in televisione.
Con un “però”.
Anche autunno e inverno offrono delle meravigliose soddisfazioni: “Il cappello, o zuccotto, con il nome dello stilista su tutta la superficie: sarà anche un semplice berrettino, ma è bene far sapere agli altri quanto è costato”; “Il pantalone con il fondo sempre più stretto, di modo che infilandoli, il polpaccio palestrato, risulti a rischio incastro”; o la sciarpa dove “la vera tendenza per i prossimi anni è quella in stile plaid , che riscalda collo e spalle”. Un tutt’uno. Anche comoda per i momenti estemporanei di siesta.
Angolo-gioielli: “L’uomo non è uomo se non indossa lo chavalier, l’anello al mignolo, che lega al proprio casato: d’altronde, chi non è nobile, sotto sotto?”. E ancora: “Per i più religiosi c’è l’opzione rosario al collo: unisce il bello all’utile, una collana che permette di recitare le preghiere in ogni momento”.
Bene, ma come nasce tutto questo? I modelli televisivi sono il punto di arrivo o di partenza? o non contano proprio nulla?
Le due autrici trovano parte delle risposte in un saggio di Cally Blackman, celebre studiosa di moda: “…nella misura in cui l’omosessualità viene progressivamente accettata dalla società, gli uomini acquistano una maggiore consapevolezza del proprio aspetto e traggono piacere non solo nel consumo della moda, ma anche dalla sua sofisticata rappresentazione nelle riviste di stile e nelle pubblicità”.
Insomma, un lento processo di sdoganamento, una sorta di liberazione, un prendersi cura, magari il volersi bene, non sempre è un male (come raccontano alcuni “degli esperti” nell’ultima parte del libro); magari provandole sulla propria pelle, certe pratiche, e nel vero senso della parola, un uomo comprende meglio le fatiche femminili. Quante fatiche! E magari relativizza certe pretese. Ma senza esagerare, per favore.