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 2016  dicembre 11 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’INCARICO A GENTILONI REPUBBLICA.IT ROMA - Sergio Mattarella ha affidato a Paolo Gentiloni l’incarico di formare il nuovo governo dopo le dimissioni di Matteo Renzi

APPUNTI PER GAZZETTA - L’INCARICO A GENTILONI REPUBBLICA.IT ROMA - Sergio Mattarella ha affidato a Paolo Gentiloni l’incarico di formare il nuovo governo dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Gentiloni ha accettato con riserva: "Dalle consultazioni, è emersa l’indisponibilità delle maggiori forze delle opposizioni a condividere responsabilità in un nuovo governo - ha detto - Dunque, non per scelta, ma per senso di responsabilità, ci muoveremo nel quadro del governo e della maggioranza uscente". "Nuove regole elettorali". "Cercherò di svolgere il compito con dignità e responsabilità - ha dichiarato il premier incaricato - per accompagnare e facilitare il lavoro parlamentare nel definire le nuove regole elettorali". "Tengo presente l’urgenza di cui ha parlato il presidente della Repubblica: riferirò al più presto al capo dello Stato". "Coerenza Renzi merita rispetto". "Dalle consultazioni - ha aggiunto il ministro degli Esteri uscente - è emersa la conferma della decisione del premier Renzi di non accettare un reincarico in coerenza con l’impegno assunto durante la campagna referendaria. E questa coerenza merita rispetto". "Priorità ricostruzione zone terremotate". “Sono infine consapevole - ha sottolineato infine Gentiloni - dell’urgenza di dare all’Italia un governo nella pienezza dei poteri e di rassicurare i nostri cittadini che affronteremo con il massimo impegno le priorità internazionali, economiche e sociali. A cominciare dalla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto”. Governo, Gentiloni accetta incarico: "Maggioranza sarà la stessa che sosteneva Renzi" Condividi "Governo in tempi brevi". I tempi per la formazione del nuovo esecutivo (quello di Gentiloni è il 64esimo governo della Repubblica), dovranno essere strettissimi. Il premier incaricato si è subito messo al lavoro e ha iniziato le consultazioni alle 18,30 nella sala del Cavaliere a Montecitorio con il gruppo misto di Montecitorio poi con quello del Senato. A seguire saranno ascoltati i gruppi di Des e Scelta civica e la giornata si concluderà con la rappresentanza di Sinistra italiana, alle 20.30. La giornata di consultazioni di domani si aprirà con la delegazione di Forza Italia. Alle 12,45 sarà la volta del Pd. Poi Gentiloni dovrebbe tornare al Quirinale. Come Mattarella ha sottolineato al termine delle consultazioni, il Paese "ha bisogno di un governo in tempi brevi" perché ci sono "scadenze e impegni da rispettare, sul piano interno, europeo e internazionale". E proprio il piano europeo è quello più impellente: giovedì 15 c’è infatti il Consiglio Europeo e Mattarella vuole un governo insediato e con pieni poteri. Il no di Cuperlo all’Istruzione. Gentiloni dovrà recuperare lo strappo apertosi con la minoranza dem nella lunga campagna referendaria. Ma il primo tentativo in questa direzione è fallito. L’offerta più clamorosa - declinata - è stata avanzata a uno dei leader della sinistra interna, Gianni Cuperlo, che nelle ultime settimane che hanno preceduto il voto del 4 dicembre si era orientato per il Sì. A lui è stato proposto l’ingresso nel governo Gentiloni con la delega alla Pubblica istruzione. A conferma del fatto che Stefania Giannini non sarà riconfermata al suo posto. Ma Cuperlo ha rifiutato. L’incognita Verdini. Non sarà facile, per Gentiloni, placare la ’voglia di governo’ di Denis Verdini e dei suoi parlamentari, che puntano a ottenere un ministero e parecchi sottosegretari. Una richiesta che imbarazza ampi settori del Partito democratico, ma che si scontra con un dato di realtà: a Palazzo Madama gli uomini di Ala possono contare su 18 senatori, senza i quali è impossibile immaginare di poter governare. L’agenda di Gentiloni. Gentiloni ha promesso tempi brevi e quindi al più tardi martedì preparerà la lista dei ministri (totonomi) e scioglierà la riserva, per arrivare a giurare entro mercoledì e presentarsi forte in Europa. Poi ci sarà il passaggio della fiducia, anche se la maggioranza che sosterrà il governo sarà praticamente la stessa del governo Renzi, visto che gli altri partiti non hanno dato la disponibilità - Forza Italia in primis - alla formazione di un governo di larghe intese. A quel punto la politica potrà pensare alla nuova legge elettorale per poi andare alle urne nella tarda primavera, probabilmente a giugno. M5s: "Usciremo dall’Aula". Dall’opposizione il M5s continua la sua battaglia. "Non vogliamo legittimare questo governo neanche con un nostro No alla fiducia. Sicuramente resteremo fuori e stiamo valutando tempi e modi. Non abbiamo mai pensato a dimissioni di massa, ma non staremo con le mani in mano", ha dichiarato a Skytg24 la capogruppo M5S alla Camera, Giulia Grillo. IL NO DI CUPERLO ROMA - Il "no grazie" di Gianni Cuperlo è solo l’ultimo colpo di scena di una giornata che dopo l’incarico a Paolo Gentiloni scorre a tappe forzate verso la formazione del nuovo governo. Pochi, chirurgici interventi dovrebbero consentire al neo premier di chiudere la partita entro domani, per ottenere entro mercoledì la fiducia delle due Camere e presentarsi così giovedì al Consiglio europeo nel pieno dei suoi poteri. L’esigenza - che è sua ma forse ancor più del segretario Matteo Renzi - è quella adesso di ’coprire’ l’esecutivo a sinistra. Allargare le maglie del consenso e recuperare lo strappo apertosi con la minoranza dem nella lunga campagna referendaria. Ma il primo tentativo in questa direzione è fallito. L’offerta più clamorosa è stata avanzata a uno dei leader della sinistra interna, quel Gianni Cuperlo che nelle ultime settimane che hanno preceduto il voto del 4 dicembre si era orientato per il Sì. LA SQUADRA DEL GOVERNO Confermati i big di Renzi, l’incognita è Verdini Ebbene, a lui è stato proposto l’ingresso nel governo Gentiloni con la delega alla Pubblica istruzione. A conferma del fatto che Stefania Giannini non sarà riconfermata al suo posto. Ma l’ex presidente pd ha detto no, non solo a quel dicastero, ma anche a un coinvolgimento diretto che potesse apparire come una "contropartita" se non una ricompensa per la scelta referendaria che invece "era solo politica". La segreteria Renzi tuttavia non si fermerà qui. La trama a sinistra continuerà a essere tessuta in queste ore, si parla adesso con insistenza di un’analoga offerta alla minoranza per un altro ministero chiave, quello del Lavoro che Poletti potrebbe lasciare. Il cantiere resta aperto. RENZI In un post pubblicato su Facebook e su Twitter poco dopo l’una e mezza, Matteo Renzi sembra confermare il suo no ad un reincarico come presidente del Consiglio. "Io mi sono dimesso. Sul serio, non per finta". Anche se, alla fine, lascia intendere che - "se ne varrà la pena, e ne vale la pena, ci rimboccheremo le maniche" -, uno spiraglio aperto per un possibile suo ritorno, magari in altra forma, a candidature anche di governo. "Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire", aggiunge Renzi. Ecco il testo del post del premier dimissionario. "Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un’occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa. Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso. Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti. Ho chiuso l’alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno a casa davvero. Sono stati mille giorni di governo fantastici. Qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere l’elenco impressionante delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall’innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia. Certo c’è l’amaro in bocca per ciò che non ha funzionato. E soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno sarà chiaro che quella riforma serviva all’Italia, non al Governo e che non c’era nessuna deriva autoritaria ma solo l’occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali. Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l’Italia. Io però mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l’ho fatto. Di solito si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l’ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date. Ho mantenuto l’impegno, come per gli 80 euro o per l’Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno:-) Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l’immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene. A chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l’Italia, non contro gli altri. Nei prossimi giorni sarò impegnato in dure trattative coi miei figli per strappare l’utilizzo non esclusivo della taverna di casa: più complicato di gestire la maggioranza. Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l’esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire. E che è nei momenti in cui la strada è più dura che si vedono gli amici veri, l’affetto sincero. Grazie a chi si è fatto vivo, è stato importante per me. Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l’Italia. Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme. Ci sentiamo presto, amici". IL QUADRO AMPIO E ARTICOLATO SVOLTO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SARA ALLA BASE DEL MIO LAVORO PER DEFINIRE LA COMPOSIZIONE E IL PROGRAMMA DEL NUOVO GOVERNO E PER ACCOMPAGNARE E SE POSSIBILE FACILITARE IL LAVORO DELLE FORZE PARLAMENTARI PER DEFINIRE CON LA NECESSARIA SOLLECITUDINE LE NUOVE REGOLE ELETTORALI NON PER SCELTA MA PER NECESSITA QUADRO DELLA MAGGIORANZA E DEL GOVERNO USCENTI TERREMOTO