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 2016  dicembre 10 Sabato calendario

CALCIO, CONTI ESTERI E FONDI NERI: DIRITTI TV NEL MIRINO DELLA DDA

In procura a Milano, i magistrati dell’inchiesta sui diritti tv del calcio italiano ci stanno pensando da tempo. L’idea è quella di ridefinire i capi d’imputazione che ad oggi ruotano attorno a due ipotesi di reato: ostacolo agli organi di vigilanza e turbativa d’asta. Il ragionamento dei pubblici ministeri si basa su un documento atteso da mesi e arrivato sul tavolo solo poche settimane fa: si tratta della perizia sui documenti di tre voluntary disclosure personali fatte dai dirigenti di Infront Italia, ovvero la società che funge da advisor per la Lega calcio.
Le Vd (ovvero l’emersione volontaria di capitali sottratti al fisco) analizzate sono quelle di Marco Bogarelli, Andrea Locatelli e Giuseppe Ciocchetti, tutti e tre indagati assieme ad altre 12 persone, tra le quali due presidenti di società di calcio, Enrico Preziosi (Genoa) e Claudio Lotito (Lazio). Grande attenzione, in particolare, è stata data ai documenti forniti da Bogarelli, ex presidente del Cda di Infront. Va subito detto che, attraverso l’emersione volontaria di capitali esteri, lo stesso Bogarelli si mette al riparo da eventuali accuse di tipo finanziario, come l’autoriciclaggio e il riciclaggio. Questo, però, non elimina la possibilità, oggi valutata attentamente in Procura, di ipotizzare un’accusa di riciclaggio ai soggetti ai quali può essere contestata.
Uno scenario tanto concreto da stuzzicare addirittura l’interesse della Direzione distrettuale antimafia di Milano e del suo procuratore aggiunto Ilda Boccassini. Il reato in questione, infatti, è di competenza della distrettuale. C’è di più. Se da un lato i dirigenti Infront hanno deciso di fare la voluntary, dall’altro lato una scelta simile non è stata fatta dalla società stessa, la quale a questo punto potrebbe essere indagata, in base alla legge 231, proprio per riciclaggio.
Naturalmente tutto resta solo una direzione operativa. Ad oggi nessuna nuova iscrizione è stata fatta. Piccolo passo indietro: il reato di ostacolo agli organi di vigilanza, in questo caso la Covisoc (Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche), è già stato sanzionato dall’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato. Multe salate in particolare per Mediaset condannata a pagare fino a 51 milioni. Sul piatto l’aggiudicazione dei diritti (avvenuta nel 2014) per gli anni fino al 2018. I binari dunque si sdoppiano. Da un lato il fascicolo giudiziario, dall’altro quello dell’Authority. Emerge, quello che i magistrati definiscono il “sistema Infront”. E che il materiale sia non solo complesso, ma anche vasto lo dimostrano due richieste di proroga che, in teoria, allungano i tempi dell’indagine “Giochi senza frontiere”, almeno fino al maggio del prossimo anno.
Il dato avvalora l’ipotesi che lo scenario possa virare sul riciclaggio (non contestabile si è detto a Bogarelli e a chi ha fatto la Vd) e sulla costituzione di fondi neri all’estero. Secondo quanto fino ad ora ricostruito, la Guardia di finanza avrebbe già individuato nuovi consistenti passaggi di denaro finiti nelle tasche di alcuni presidenti di società di calcio.
Questo, al di là del capire ancora chi è stato il pagatore iniziale, potrebbe ipotizzare una quarta imputazione: ovvero la truffa aggravata. E del resto, il problema dei flussi di denaro è già emerso tra gennaio e marzo, grazie a due perquisizioni della Finanza. La prima avviene in via Deruta a Milano dove ha sede Infront. I finanzieri, però, puntano a un’altra società, la Deruta 20 srl, sostanzialmente una costola della stessa Infront. Vengono così sequestrate diverse carte e in particolare “tutta la documentazione riguardante i rapporti con le seguenti società di calcio”.
Quaranta le squadre citate. A marzo, poi, in via Monte Rosa, viene perquisita la Pwc Service “depositaria delle scritture contabili di Deruta 20 srl”. Nel mirino rapporti con sette società. La Deruta finisce sotto la lente degli investigatori perché, si legge, “è stato rilevato che sono emersi collegamenti diretti con la Tax & Finance Sa”. Si tratta della società gestita, fino al 2015, dal commercialista Andrea Baroni e la cui sede svizzera è stata messa in liquidazione.
Secondo la Finanza, la Tax & Finance “opera come fiduciaria, allo scopo di gestire, al di là dei confini nazionali, risorse finanziarie provenienti dalla commissione di delitti in Italia”. I clienti di Baroni sono oltre 300. Tra loro c’è anche la Infront di Bogarelli. E’ lo spunto iniziale per avviare l’indagine. Il denaro è la cartina di tornasole per svelare i misteri di questa inchiesta. Non a caso, nella loro informativa i finanzieri scrivono: “Il monitoraggio delle intercettazioni nei confronti dei manager Infront ha evidenziato ingerenze e collusioni in riferimento alla sfera dei finanziamenti in favore di squadre di calcio”. Se da un lato “Infront è in grado di influenzare l’assegnazione dei diritti”, dall’altro, e questa è l’ultima frontiera, irrobustita dalla perizie sulle voluntary, “è in grado di mascherare la situazione finanziaria dei club attraverso l’erogazione di finanziamenti ad hoc”.