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 2016  dicembre 10 Sabato calendario

PEPPA PIG PER LA VERITA’ – LAVOCE.INFO 18/8/2016  – Il successo del cartone animato britannico, sbarcato anche in Italia, ha ormai assunto dimensioni mondiali

PEPPA PIG PER LA VERITA’ – LAVOCE.INFO 18/8/2016  – Il successo del cartone animato britannico, sbarcato anche in Italia, ha ormai assunto dimensioni mondiali. Viaggio nel mondo dei cartoon. Un business che continua a fruttare milioni. E dove, accanto alle novità, la Disney continua a ritagliarsi la sua fetta. Ricca. di Rosamaria Alibrandi, Mario Centorrino, Piero David (lavoce.info) Un fenomeno planetario Peppa Pig, la maialina inglese inventata dal trio Phil Davies, Mark Baker e Neville Astley, protagonista indiscussa del piccolo schermo britannico da quasi dieci anni, ma arrivata in Italia solo nel 2010, è diventata un fenomeno sociale ed economico. Grazie al successo globale del cartone animato, la casa di distribuzione canadese eOne ha aumentato del 22 per cento il fatturato della divisione Television, che ha registrato ricavi per 162 milioni di sterline e ha chiuso l’anno finanziario 2013 con un utile di oltre 77 milioni di sterline, distribuendo così, come riportato dal Financial Times, il primo dividendo dalla quotazione nella borsa di Londra, avvenuta nel 2007. In Italia è la European Television Service a detenere i diritti per l’utilizzo del marchio Peppa Pig, venduti a una cinquantina di aziende. Il giro d’affari ammonta a 40 milioni di euro all’anno. Cospicuo, dunque, sebbene lontano dalle cifre del Regno Unito dove Peppa è un business da 300 milioni. Ma se si considera che lì il cartone animato esiste dal 2004 è lecito prevedere che il mercato italiano possa potenzialmente raggiungere i 140 milioni annui. Dei dvd delle puntate del cartone animato, commercializzati dalla Universal, si sono vendute 400mila copie, al netto delle visualizzazioni su YouTube: l’episodio più visto ha totalizzato sette milioni di clic. Secondo i dati Auditel, 500mila bambini dai tre ai sei anni guardano il cartone di Peppa Pig su Rai YoYo, l’unico canale – insieme a Disney Junior – a trasmettere la serie. Si toccano punte di 600mila spettatori, che fanno raddoppiare, a ogni passaggio del cartone animato, lo share medio della rete, tanto che anche la Rai ha deciso di puntarci. Da gennaio saranno trasmesse le puntate della sesta serie: 26 episodi che si aggiungono agli altri 182, in onda durante questo periodo. Peppa, che ha come sport preferito il lancio nelle pozzanghere di fango, piace tanto perché è paladina di quei valori che sono fondamentali nella vita dei più piccoli: la famiglia, il sereno rapporto con le figure parentali, l’amicizia, la scuola; è evasione, leggerezza, ma, insieme, rassicurazione sugli affetti che contano. Da questa formula vincente nasce un successo che non si esaurisce in quello di pubblico del piccolo schermo. Il riflesso più evidente è sul merchandising. Libri e dvd, un magazine bisettimanale, l’album delle figurine, giochi per più di un centinaio di prodotti. Peppa Pig è il più gettonato tra i giocattoli in età prescolare nel Regno Unito ed è il brand numero uno del settore in Spagna, in Australia e in Italia. E dallo scorso marzo la maialina inglese ha colonizzato anche le case americane: il cartone viene trasmesso per ben tre ore al giorno nel canale Nick Jr., mentre il primo dvd lanciato oltreoceano sta andando a ruba nelle grandi catene quali Wal Mart, Target e Toys’r’Us. Anche Amazon da gennaio distribuisce i giocattoli a marchio Peppa, che saranno venduti online negli Usa anche nel sito di Wal Mart a partire dal terzo trimestre di quest’anno. E la Disney? Un paragone si impone con un mito del passato che resiste nel tempo: Paperino, che ha appena compiuto 80 anni, nato per essere un “cattivo esempio” di pigrizia nel cortometraggio Disney del 1934 The Wise Little Hen (“La gallinella saggia”). Quel papero tanto ricco di personalità quanto privo di razionalità divenne l’antagonista del divo disneyano per eccellenza, Topolino, analitico e attivo quanto Paperino è istintivo e accidioso. Ma Paperino non è un perdente: ha solo capito che non vale la pena affaticarsi per vincere. Vincente, invece, e ricca di glorie durature, nonostante le new entry, è la Walt Disney Company che continua a prosperare. È una società diversificata nel mondo dell’intrattenimento che comprende cinque diversi settori: media e networks, parchi e resorts, studi, prodotti di consumo e interattività. Nel 2012 ha incassato 42.278 milioni di dollari, la cui quota maggiore (19.436 milioni di dollari) deriva da media e network, seguiti dai parchi e resort (12.920 milioni di dollari). Il 16 dicembre dello stesso anno, la Walt Disney Imagineering, che rappresenta la società che si trova alla base della creazione dei film e dei parchi divertimento, ha celebrato 60 anni di creatività senza precedenti. La Disney Channel Worldwide comprende oltre 100 canali di intrattenimento e Rss disponibili in 167 paesi mentre sul web ha lanciato Disney Infinity, una piattaforma che permette di giocare con tutte le proprietà Disney. La Disney ha recentemente anche acquisito, per 500 milioni di dollari, Maker Studios, uno tra i maggiori produttori e distributori di contenuti video per YouTube, che ha una posizione privilegiata nel mercato dei contenuti digitali, in virtù dei 55mila canali ai quali sono abbonate, nel mondo, oltre 380milioni di persone. A sottolineare la strategia Disney, poi, ci sono sia gli accordi con il network Dish, che ripropone in streaming contenuti prodotti da Disney, sia l’applicazione con oltre 400 video sbarcata su iTunes a fine febbraio. Un volano per l’editoria Tornando a Peppa Pig, nel nostro paese ha fatto registrare un effetto positivo di incredibile rilievo nell’editoria: la casa editrice che dal 2010 ha pubblicato una quindicina di libri di Peppa Pig, negli ultimi due anni ne ha venduto oltre 7 milioni di copie. Il Gruppo Giunti, sull’onda del successo della maialina, ha chiuso il 2013 con un utile netto raddoppiato. Siglato un accordo strategico con Amazon per la vendita in esclusiva nel canale libreria dei tablet Kindle Fire e degli e-reader Kindle e per la realizzazione di un sito di e-commerce, la casa editrice adesso si prepara a sbarcare in tv con una novità: a febbraio in un road show destinato agli operatori del settore, ha presentato il cartone animato basato sul personaggio di Topo Tip, che ha coprodotto con Rai Fiction, M4E, Studio Bozzetto e Studio Campedelli e andrà in onda sui canali tematici Rai YoYo e su Rai2 a partire dal prossimo autunno. Topo Tip è il protagonista di una collana del Gruppo Giunti, forte di un successo editoriale internazionale. La concorrenza a Peppa Pig è in agguato: da questa primavera Rai YoYo propone anche Olivia, maialina con un fratellino che ama i dinosauri, che si muove in uno scenario pre-moderno, e ha uno spiccato Super-Io, galvanizzante per i piccoli, castrante per i maschi adulti. L’economia dei cartoon sarà interessata da un nuovo boom? *** PEPPA PIG E GLI ALTRI MILIARDARI – LETIZIA CINI, QUOTIDIANO.NET 12/8/2016 – Roma, 12 agosto 2016 - «Bello mamma! Me lo compri?» Cari bambini. Carissimi, a volte. Accontentare le continue richieste dettate dalle mode del momento assimilate da un ininterrotto flusso pubblicitario propinato a ogni ora della balia più convincente del mondo (la tv), può essere molto costoso. Un mercato globale reso senza confini dallo shop online e dai siti di e-commerce come Amazon, estende il problema: difficile replicare con un flemmatico, «peccato, qui non lo vendono», a una generazione di nativi digitali cresciuti a suon di app. Lo sa bene l’esercito di agguerriti professionisti specializzati nell’ideare prodotti per l’infanzia e relative campagne pubblicitarie di successo, in base alle esigenze specifiche di ciascuna fascia di età della “creatura”, ormai vista e vissuta come potenziale consumatore. I bambini sono considerati dei big spender potenziali, capaci di orientare le scelte di consumo degli adulti, dai giochi ai cereali, dalla marca del pigiamino allo zaino. Ecco spiegato perché quello dei prodotti per l’infanzia, in controtendenza con la recessione economica che ha frenato i consumi un po’ in tutto il mondo, è uno dei settori anticongiunturali per eccellenza. Far sognare i bambini non ha prezzo, come testimonia il recentissimo caso “Peppa Pig”: la compagnia canadese Entertainment One, proprietaria anche del popolare cartone animato incentrato sulla maialina rosa, ha rifiutato l’offerta del network televisivo britannico Itv che intendeva acquistare la compagnia con una offerta da 1 miliardo di sterline (circa 1,2 miliardi di euro). Ma un miliardo è troppo poco per Peppa Pig, e l’offerta dell’emittente britannica, che si era detta pronta a sborsare appunto circa un miliardo di dollari per il controllo del pacchetto azionario del suo oggetto del desiderio, è stata respinta. Entertainment One - che può vantare un patrimonio di oltre 40.000 titoli fra film e serie tv fra cui “Il caso Spotlight”, Oscar 2016 e serie Tv (da “Grey’s Anatomy” a “Criminal Minds”) - l’ha liquidata come «del tutto insufficiente». «Una proposta che sottovaluta sostanzialmente la nostra azienda e ne minerebbe le prospettive», la risposta dei custodi canadesi della maialina, consapevoli dei ricavi altissimi e delle rosee prospettive di crescita. «Itv ha una strategia chiara che, negli ultimi anni, ha creato valore in misura significativa per gli azionisti», la replica del quartier generale londinese dell’emittente britannica. Resta da capire come mai il cartone animato della maialina e dei suoi amici che ha fatto impazzire i bambini di tutto il mondo valga tanto. Come per quanto riguarda altri personaggi di grande e piccolo schermo amati dai più piccini, sia chiaro: dagli evergreen Topolino, La Pimpa, Winnie the Pooh e i Barbapapà, ai più recenti Masha e Orso, la Principessa Sofia, Frozen, i Minions (i loro gadget sono tra i più venduti in tutto il mondo), Pocoyo, la Dottoressa Peluche, i supereroi della Marvel. E Peppa Pig, naturalmente: nel suo caso, i ricavi non vengono, come ci si potrebbe aspettare, tanto dalla tv (solo il 10 per cento), quando dal merchandising, cioè della vendita di prodotti collegati al cartoon (il 70 percento). L’anno scorso le vendite di prodotti ispirati alla maialina e agli altri cartoni di eOne hanno raggiunto un giro d’affari di 1,1 miliardi di dollari. Tra il 2012 e il 2016 gli incassi della divisione famiglia dell’azienda sono saliti da 16,4 a 66,6 milioni di sterline, con gli utili che sono cresciuti da 5,9 a 43,3 milioni, cioè di sette volte. Insomma, prospettive rosee, proprio come la pelle della corteggiatissima maialina. In Italia la prima stagione del cartone animato inglese disegnato da Neville Astley e Mark Baker è uscita nel 2008, nel 2015 sul canale Rai YoYo e sul canale satellitare Disney Junior. « Io sono Peppa Pig (grugnito). E questo è il mio fratellino George (doppio grugnito). Questa è mammina (grugnito grosso). E questo è papino (grugnito molto grosso e risata). Peppa Pig (grugnito e nome dell’episodio)» (introduzione di Peppa in ogni episodio) Come ha fatto, allora, questa maialina dalla vita davvero poco significativa a diventare il cartone animato più brandizzato del momento? Perché tutto questo successo per Peppa Pig, un personaggio nato per un target prescolare, ma amato indistintamente da adulti e bambini, forse più di quanto sia mai successo per altri cartoni animati arrivati prima di lei? Che la chiave del successo non risieda proprio in questa sua clamorosa banalità quotidiana, così uguale a noi, così rassicurante? Peppa Pig è la regina delle serie tv rivolte per prima infanzia. Le sue puntate sono trasmesse in tv più di cinquanta volte al giorno da Rai YoYo e altri canali tv. Rappresentano un intrattenimento immancabile e, per certi versi, ineludibile per i piccoli. Il successo di Peppa Pig supera gli argini della programmazione televisiva ed è diventato fenomeno di costume, proliferando nei media più diversi (cinema, tv, internet e quant’altro). Estende anche il potere di fascinazione al mondo delle merci: Peppa si vende in ogni forma e modo, dai quaderni alle magliette, dai pupazzi ai gadget portatili. dietro un apparente conservatorismo di ambienti e situazioni, la serie proponga una nuova forma delle dinamiche familiari, una vera e propria nuova famiglia, a partire dai problemi e dalle opportunità dello scenario contemporaneo. Organizzazione del lavoro, identità di genere, differenze generazionali fra padri figli e nonni, sono solo alcuni dei nodi sensibili su cui la serie si schiera, riarticolando creativamente problemi e criticità dei nostri anni, fino a proporre il suo immancabile lieto fine. le vicende della famiglia di Abdullah, residente in una città a maggioranza musulmana, con un imam fra i protagonisti. La prima parola del figlio del mio collega Marco Castelnuovo è stata “Peppa.” Non papà, come lui avrebbe sperato. Peppa. Durante una fondamentale riunione di redazione al giornale, ho chiesto sottovoce a Mario Calabresi, padre di due gemelle e autorevole peppologo, di spiegarmi il segreto di questo fenomeno. Peppa è tranquillizzante, mi ha sussurrato all’orecchio. In mezzo allo sfaldamento generale, lei è lì con le sue certezze intatte: la maestra severa ma buona, il padre burbero ma giusto. E poi Peppa ama le cose semplici, la normalità. Abbiamo tutti voglia di normalità, non credi? Di normalità e di allegria. Ogni puntata finisce con i personaggi che si buttano pancia all’aria e ridono, oppure saltano nelle pozzanghere e ridono.