Valentina Caiazzo, Style Piccoli, 6 dicembre 2016
PUNTA DI DIAMANTE
È un ragazzone alto 1,70 cm e parla con la maturità di un adulto. Samuele Gamberini, però, ha solo 13 anni e un gran talento per il baseball. Figlio d’arte (papà e nonno giocatori), veste la divisa della Fortitudo Bologna.
E si è fatto già notare anche negli States...
«È più facile imparare la matematica che non il baseball» disse una volta Albert Einstein. Valeva certamente per lui ma non per Samuele Gamberini, che sul «diamante» ci è praticamente nato. Nipote d’arte, figlio d’arte, Samuele gioca negli allievi della Fortitudo Bologna e a 13 anni (ma a sentirlo parlare sembrano di più) rappresenta uno dei migliori talenti italiani. Ha già indossato per due volte la maglia delle nazionali giovanili e in agosto ha partecipato, con la selezione dell’Emilia Romagna, alle Little League World Series in programma a Williamsport, in Pennsylvania: il torneo under 12 più prestigioso al mondo, trasmesso anche dal canale americano Espn.
Il baseball, in Italia, non è certo popolare come negli Stati Uniti, dove rappresenta il secondo sport più seguito dopo il football. Eppure può vantare numeri di tutto rispetto. La Fibs (Federazione italiana baseball softball) conta 16.830 atleti, di cui l’83 per cento nel settore giovanile. La nostra nazionale ha vinto nove volte i Campionati europei – nel calcio, per dire, siamo fermi a un successo – ed è attualmente nona nel ranking mondiale.
Le regole del baseball in 30 secondi. Pronto? Via!
È diviso in due momenti: attacco e difesa. L’attacco corrisponde alla mazza perché è colpendo la pallina e correndo fra le basi che si fanno i punti. La difesa, invece, al guantone, perché è lanciando o prendendo la pallina al volo che si elimina un battitore.
Bologna è la città del basket e c’è una grande passione per il calcio. Com’è che tu hai scelto il baseball?
Sono nato sul campo. Mio nonno (Dìmes Gamberini, ndr) giocava e poi è diventato un bravissimo allenatore, mentre papà (Giulio, ndr) ha fatto qualche stagione in Serie A. A sei anni, quando è stato il momento di decidere, non ho avuto dubbi.
Hai mai provato altri sport?
Basket, calcio e arti marziali. Ma in tutte le discipline tendevo a fare gli stessi movimenti del baseball, per cui...
Qual è il tuo ruolo?
Sono il ricevitore, quello che sta dietro al battitore e deve prendere al volo la pallina scagliata dal lanciatore. Devo anche suggerirgli quale lancio fare per mettere in difficoltà l’avversario. Finché sei piccolo, comunque, per imparare fai tutti i ruoli, io ad esempio so anche battere abbastanza bene. È solo dalla mia età che si inizia a specializzarsi.
Qual è la velocità media di un lancio?
I professionisti più forti arrivano anche a 170 km/h. Alla nostra età i più bravi possono lanciare a 125 km/h. Non è sempre facile prendere la pallina, a volte può scappare...
La tua squadra del cuore?
Tifo per la Fortitudo Bologna e per i Kansas City Royals.
Che lavoro vuoi fare da grande?
Vorrei giocare a baseball il più a lungo possibile. Da piccolo il mio sogno era giocare ad alti livelli in Italia, poi ho capito che qui, con il nostro sport, non ci vivi: quindi diciamo che ho cambiato sogno, mi piacerebbe andare a vivere negli Stati Uniti. Ad esempio c’è un ragazzo di Bologna, Nicolò Clemente, che da qualche anno sta in America e gioca nelle leghe minori. Anch’io sto cercando di cogliere tutte le occasioni per farmi notare negli States.
Le World Series sono state una bella occasione...
La miglior cosa a cui un ragazzo possa partecipare! Si radunano le migliori squadre di tutti i continenti e si sfidano in un vero torneo mondiale. C’è gente che arriva dall’altra parte del Paese per seguire le partite: per la finale c’erano 30 mila spettatori.
Come vi siete qualificati?
Abbiamo vinto prima il torneo italiano, battendo in finale il Friuli-Venezia Giulia, e poi quello europeo in Polonia sconfiggendo Ungheria, Francia e Repubblica Ceca.
E negli Stati Uniti com’è andata?
Un’esperienza stupenda. Il volo, il pullman e poi due settimane di partite: tutto bellissimo. Poi, va beh, i match del torneo li abbiamo persi tutti e tre. Però ce li siamo giocati. Il livello, fuori dall’Europa, è molto alto.
Quanto ti tiene impegnato il baseball?
La stagione va da aprile a settembre, d’inverno facciamo più che altro atletica. Io mi alleno con la mia squadra due volte a settimana, più la partita, poi a volte partecipo anche agli allenamenti delle altre categorie. Il campo è la mia seconda casa.
E con lo studio come la mettiamo?
Arrivo a casa alle due e ho tempo fino alle cinque per finire i compiti, ce la faccio.
Ora sei in terza media: hai già scelto la scuola per l’anno prossimo?
Farò il liceo sportivo. Così se non riuscirò ad andare negli Usa potrò giocare in Italia e magari, quando sarò un po’ più in là con gli anni, fare il fisioterapista.
La materia preferita? E quella che non puoi proprio soffrire?
A parte educazione fisica mi piace storia. Le cose del passato mi hanno sempre affascinato, le costruzioni in particolare: è incredibile come secoli fa gli uomini riuscissero a realizzare grandi edifici usando impalcature di legno. Invece non mi piace Arte.
Con l’inglese come va? Se vuoi giocare negli Usa...
Lo so, papà e il nonno me lo ripetono sempre, devo saperlo come l’italiano. A Williamsport me la sono cavata abbastanza bene, anche se ogni tanto dovevo chiedere di parlare più piano.
E nel tempo libero cosa fai?
Videogiochi e tanta musica. Quando c’è brutto tempo mi metto sotto le coperte con le cuffie: esclusa la classica ascolto un po’ tutto, soprattutto il rap e la dance. :)
In queste foto, Samuele in azione sul diamante della Fortitudo Bologna, presso lo Stadio Gianni Falchi. Il suo ruolo è quello di catcher (ricevitore), ma se la cava bene anche in battuta. Nella pagina a fianco, Samuele negli spogliatoi con il padre Giulio e il nonno Dìmes.