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 2016  novembre 11 Venerdì calendario

VIAGGIO NEL “SOCIAL” DEI MILIONARI DOVE LA PASSWORD COSTA 30 MILA $


«Ho trovato nuovi eccezionali amici su Tiger21 che hanno fatto di tutto per aiutarmi (e viceversa) con i migliori consigli tra pari su tutte le più importanti decisioni relative a famiglia, vita, business e investimenti». Candice Carpenter Olson ha postato con entusiasmo questo piccolo spot per il suo nuovo social network. Con un giudizio di questo genere chi non vorrebbe fare parte di questa comunità? Su Facebook ti insultano e ti mettono alla berlina. Qui, su Tiger21, si fanno in quattro per te. Solidarietà, amicizia, perfino discrezione popolano le relazioni sociali del gruppo. Ma, c’è un piccolo ma: avete notato quella breve precisazione, “tra pari”? Significa che noi non potremo mai farne parte. Se Facebook è uno slum, Tiger21 è uno di quei grattacieli con piscina su ogni singolo balcone che si vedono in città come Rio de Janeiro. Non conta il QI, il quoziente intellettivo. Conta solo il conto in banca. Tiger21 è un social network sì, ma per ricchi. Per accedere bisogna disporre di almeno dieci milioni di dollari in asset ed essere pronti a pagare una commissione d’iscrizione da 30 mila dollari. Nato nel ’99 a New York ora vuole conquistare l’Europa: a ottobre ha aperto le porte agli inglesi, noblesse oblige. La solitudine dei milionari anglosassoni sta per finire. Sì, perché l’obiettivo di Tiger21 (21 sta per XXI Secolo) è proprio quello di aiutare il ricco nelle sue incombenze quotidiane, nelle ansie che solo chi può spendere veramente può conoscere. Vi sembra il club del milionari di Zio Paperone? Facile fare delle ironie se si è dei poveracci: il denaro porta mille piccole paranoie. E chi meglio di un altro ricco cresciuto in un’ottima famiglia può saperlo? Come diceva il filosofo contemporaneo Woody Allen se la ricchezza non dà la felicità, figuriamoci la povertà. Questo è l’unico social network che non vi vuole attrarre perché qui è tutto peer-to-peer, cioè da pari a pari. Dove il pari, ormai lo avrete capito, è il ricco e tu non sei nessuno come diceva il Marchese del Grillo alias Alberto Sordi. Facciamo degli esempi presi dal sito: voi sapreste dare consigli su come gestire una paghetta di migliaia di euro settimanali per vostro figlio senza farlo diventare un superficiale? Sapreste dove acquistare i migliori diamanti? Sapreste dare delle dritte su un grande investimento che vi viene offerto in Cina? Insomma tutto qui è sfacciatamente discriminatorio. «Questa», si legge sul sito, «è una comunità di apprendimento d’élite per creatori di grandi ricchezze». E ancora: «Il vostro grande “what’s next” (la prossima grande sfida, ndr) può ora ricevere risposte da alcuni degli uomini
più di successo nel mondo». Se voi
quando vi alzate al mattino non vi
domandate qual è il vostro “what’s
next” allora non siete delle tigri del
XXI Secolo. «Il grado di trasparenza
è incredibile. Ci sono dettagli con-
divisi che i membri stessi del social
network non hanno condiviso con i
propri soci, gli avvocati, gli advisor.
E, come risultato, questa esperien-za è trasformazionale» scrive Carter
 Reum. Se non capite cosa vuole dire
“trasformazionale” allora state dan-
do implicitamente ragione a Reum:
non siete menti adatte a Tiger21 e
non potete capire cosa passa nell’animo di un vero ricco. Noi ci incontriamo al massimo dal parrucchiere, loro si incontrano mentre volano sulle tratte del business con servizi top come BlackJet, l’Uber dei voli privati: dovete andare stasera a cena a Parigi? Cliccate sull’app, selezionate la vostra comoda poltrona sul prossimo Gulfstream in partenza et voilà. Anche BlackJet è della specie di Tiger21: sulla home page si legge che la «membership è limitata». Morte ai giacobini del web. D’altra parte l’obiettivo di questa comunità chiusa è del tutto esplicito, la sopravvivenza della specie: «Condividere strategie e investimenti per preservare e fare crescere la nostra ricchezza». Gordon Gekko di Wall Street qui sembra un pivellino.
Piove sul bagnato. Il fondatore del gruppo è Michael W. Sonnenfeldt, imprenditore americano 61enne che negli Anni ‘90 guadagnò 100 milioni di dollari rivendendo un’area di un centro commerciale nel New Jersey. Da allora Sonnenfeldt, come spesso accade nelle iperboliche storie americane, è diventato anche un filantropo ma non ha dimenticato che chi trova un amico trova un tesoro, soprattutto se l’amico è ricco come te e può darti i giusti consigli. Nel 2004 Sonnenfeldt è stato anche co-presidente della campagna presidenziale del senatore dello Stato di New York, Joe Lieberman.
Il successo di Tiger21 sembra inversamente proporzionato alla crisi di Twitter che non trova un compratore e che sta licenziando un decimo della propria forza lavoro. Dopo avere tentato di sedurre il gruppo Walt Disney, Google e SalesForce, il co-fondatore e amministratore delegato di Twitter, Jack Dorsey, ha dovuto mandare giù un boccone amaro. La società non fa gola a nessuno così com’è. Piace agli intellettuali ma molto di meno ai finanzieri e azionisti. Chissà, forse iscrivendosi a Tiger21 potrà trovare qualche milionario come lui che possa comprendere il dramma di trovarsi troppo in alto nella scala sociale. Magari lo ha già fatto. La crisi esistenziale di Twitter come social network è un po’ quella del dibattito in rete dove sta emergendo una nuova imbarazzante verità: parlare un po’ di tutto con tutti corrisponde quasi a non parlare. E aprire mille finestrelle fatte di commenti virali vuole anche dire non arrivare mai al punto. Ecco forse perché i confini dei social si restringono fino al paradosso del club per soli ricchi. Il peer-to-peer è la nuova frontiera: nasci bramino e vai con i bramini della Rete. Nasci senza casta e allora rimani senza casta, offline come online. Se vi sembra una formula già vista nella Storia provate a parlarne con qualcuno vostro pari.