Filippo Grimaldi, La Gazzetta dello Sport 5/12/2016, 5 dicembre 2016
MARCHIONNE NON CAMBIA LA FERRARI CHE PERDE
Alla fine gli spunta pure un sorriso: «L’importante adesso è tenere la testa bassa, ma credo che l’anno prossimo ce la giocheremo alla grande», racconta Sergio Marchionne, presidente e a.d. di Ferrari, nel solo momento in cui orgoglio e passione per il Cavallino prendono il sopravvento sul realismo che accompagna l’analisi di una stagione non esattamente esemplare. «Il problema, onestamente riguarda la gestione dei vari processi durante la stagione. Eravamo partiti bene in Australia: la macchina era molto più competitiva a inizio anno. Poi non siamo peggiorati noi. Sono cresciuti gli altri e noi non abbiamo fatto abbastanza per recuperare. E ciò è dovuto a tantissime ragioni che non vale più la pena neppure di spiegare». Una su tutte, la tragedia che ha colpito l’ex d.t. James Allison, con la scomparsa della moglie a marzo.
LA SVOLTA Mesi di incertezza, sino al vero «cambiamento ad agosto. Credo sia iniziata lì la rifondazione della Gestione Sportiva. Dobbiamo dare tempo ai ragazzi che sono insieme da tre-quattro mesi e operano in modo molto collaborativo. Lasciamoli lavorare, vediamo dove ci portano. Ho la massima fiducia in Mattia Binotto, in ciò che è riuscito a fare storicamente in Ferrari e in quel che sta facendo». Certo, «ci sono antichi difetti da correggere, a cominciare dall’aerodinamica. È un nostro problema storico e non siamo mai riusciti a colmare la differenza specialmente dalla Red Bull, che ha fatto un lavoro favoloso. Loro facevano progressi enormi, noi siamo rimasti ingessati e l’abbiamo pagato duramente».
FIDUCIA Non ci sarà nessuna rivoluzione, né epurazione. Né ai vertici, né alla base. Già sabato Marchionne aveva ringraziato Maurizio Arrivabene, capo Ges, «per avere gestito una stagione obiettivamente difficile». Ieri è tornato sull’organigramma: «Credo che la struttura sia a posto. Cambi o aggiunte di persone sono sempre possibili, ma, se parliamo di grandi numeri, siamo a posto. Abbiamo gente in grado di lavorare su aerodinamica e motore».
AFFARI LORO Marchionne ha idee chiare anche sulla Mercedes: «La decisione di Rosberg mi ha sorpreso, ma non credo che la Mercedes si sia indebolita». Anche se l’addio di Nico ha provocato un terremoto a Brackley: «Non ci ha mai dato alcun segno dei suoi piani e ci ha fatto apparire degli idioti — il duro commento di Niki Lauda —. Avrebbe potuto almeno accennarne quando ha firmato il suo contratto. così avremmo potuto prepararci». Effetto domino legato all’addio del neo-iridato? «Per noi no, abbiamo tutti e due i piloti che ormai sono sotto contratto per il 2017 — dice Marchionne —. Quello che succede dopo non lo so, credo che molto dipende da come gestiamo il prossimo anno. Dovessimo ripetere il 2016 non avremo neppure la possibilità di attirare piloti di eccellenza». Il cambio delle regole, comunque, per il presidente «sarà un vantaggio, ma porta con sé pure svantaggi enormi. Chi ha avuto il lusso di poterci lavorare prima perché stava vincendo già nel 2016, è avvantaggiato».