Pino Allievi, La Gazzetta dello Sport 3/12/2016, 3 dicembre 2016
ROSBERG HA DETTO BASTA COME HAWTHORN. E NON FARA’ MARCIA INDIETRO
Avevamo parlato per un attimo giovedì scorso, lontano da occhi indiscreti, nell’affollato paddock di Abu Dhabi, dove tutti ascoltavano tutti. Vedendolo teso, ci era venuto naturale suggerirgli di non stressarsi, perché, anche se avesse perso il titolo, la sua reputazione non ne sarebbe andata di mezzo, sarebbe rimasto un pilota di assoluto valore. Ma Nico Rosberg era stato categorico: «È dal primo giorno in cui sono salito su una macchina che penso al Mondiale. Dovessi perderlo non sarebbe facile consolarmi: sono qui per quello, non l’accetterei, capisci?».
COME NIKI Poi, dopo la conferenza stampa da campione del mondo, ci aveva sussurrato: «Non riesci a immaginare cosa provo, adesso cambia tutto». Pareva una frase buttata li a caso. Invece lui sapeva gia quale percorso nuovo stava per affrontare. Lascia come aveva fatto Niki Lauda la prima volta nel ‘79. «Non ne posso piu di girare in tondo sulle piste, ci sono altre belle cose da fare nella vita e in questo momento mi interessa dare un impulso alla mia compagnia aerea». Poi, avviata la Lauda Air, ci ripensò e tornò per conquistare il terzo Mondiale, con la McLaren. Chi invece aveva mollato subito dopo il titolo era stato Mike Hawthorn, campione nel 1958 con la Ferrari. L’aveva fatto perché si sentiva stressato e per tormenti personali, non ne poteva piu. E aveva perso la vita subito dopo, in un banale incidente stradale sotto l’acqua, a Guildford.
ALTRI INTERESSI Anche Rosberg è stressato e ha capito che un’altra stagione come quella appena conclusa non sarebbe stato in grado di reggerla. Una considerazione intelligente, sicuramente matura, per un pilota che ha un sacco d’ interessi al di fuori dello sport e che è sempre stato attentissimo a come investire i guadagni, ben consigliato da papà Keke. Ha un debole per la finanza, conosce i meccanismi delle Borse, gli piacciono le case e ne ha piu d’una, con un tocco di snobismo un paio di anni fa ha aperto una gelateria a Ibiza, andando a seguire gli introiti della casa la scorsa estate. E poi è un ragazzo colto, che legge tanto, si interessa di tutto, sa come gira il mondo. L’opposto di tanti suoi rivali che non sfogliano neppure un giornale e guardano di sfuggita i notiziari tv. Anche Schumacher tornò nonostante un plateale addio. E fu proprio Rosberg a offuscarne gli ultimi anni di carriera, mettendoselo sempre alle spalle. Ma Schumi era già a fine carriera, almeno mentalmente e il ritorno fu un vezzo, oltre che un clamoroso errore. Difficilmente, al contrario, potremo rivedere Rosberg, perché ha altri possibili sfoghi. Anche se in casi simili non si sa mai, vista l’età.
AL LIMITE Schumacher prima, e Hamilton poi, hanno indubbiamente accelerato la decisione di Nico, perché solo uno della sua forza mentale poteva reggere per sei anni con paragoni cosi ingombranti. Poi la nascita della figlia lo ha indotto a scoprire altri orizzonti, a sperimentare sentimenti diversi da una vittoria o una pole position. Ma Nico ha capito anche che più in là di così non sarebbe potuto andare, che la carica agonistica che lo ha sorretto sino ad Abu Dhabi non poteva essere abusata oltre. Bravo ad avvertirlo e a trarne le conseguenze: da campione del mondo della vita, stavolta.