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 2016  dicembre 03 Sabato calendario

ROSSO PER SETTE I

cibi rossi, dalla carne alla frutta matura, stuzzicano l’appetito. Quelli verdi, come la verdura o una mela acerba, no. Lo sostiene uno studio pubblicato su Science Reports da Francesco Foroni, Giulio Pergola e Raffaella Ruminati della Sissa di Trieste. I ricercatori hanno mostrato centinaia di immagini a 68 persone, chiedendo loro di stimare quanto gli alimenti ritratti fossero invitanti e ricchi di calorie. Risultato: più il rosso è brillante, più il cibo viene considerato allettante e nutriente. Il verde sortisce l’effetto contrario: spinaci e insalata scontentano la vista prima del palato. L’ipotesi degli studiosi è che questa sensibilità ai colori rosso e verde si sia rivelata utile nel nostro passato remoto. Il colore aiuta a prevedere il grado di maturazione, la dolcezza e dunque l’apporto calorico di un alimento crudo (Meldolesi, Cds).



Il rosso è da sempre giudicato un colore magico, ad esempio gli uomini di Neanderthal di 50 mila anni fa seppellivano i loro morti su un letto di polvere rossa, cospargendo i corpi dei defunti col medesimo colore. Lo stesso fecero per millenni gli uomini del Neolitico. I romani dipingevano di rosso l’interno dei sarcofagi: era rosso anche il bordo della tunica dei senatori, rosso il mantello del re, rossa, più tardi, la veste dei cardinali. In Perù, i popoli precolombiani coloravano di rosso i gioielli d’oro. In Messico i Maya interpretarono il colore rosso della scorza che avvolge i semi del cacao come un segno che la cioccolata era una bevanda degna degli dei.

Nell’Egitto dei faraoni si diffidava moltissimo del rosso, perché lo si attribuiva alla ferocia distruttrice di Seth, fratello di Osiride e suo assassino.

Nell’antica Roma le prostitute avevano i capelli tinti di rosso, o una parrucca di questo colore.

I russi hanno sempre amato il colore rosso poiché che porti fortuna. In russo antico ”rosso” e ”bello” erano la stessa parola, Krasnaja Ploshad significava Piazza Rossa ma anche Piazza Bella.



Il colore rosso, usato per le correzioni fin dal Settecento, all’epoca delle penne d’oca: l’inchiostro rosso serviva a impiegati e contabili per correggere i libri mastri.



«Il colore rosso è un colore che mi porto dietro dall’infanzia. Ha una tale vitalità e un tale fascino che amo vederlo non soltanto negli abiti, ma anche nelle case, nei fiori, negli oggetti, nei dettagli. È il mio portafortuna. Una donna vestita di rosso non sbaglia mai: è un colore che dona, sta bene a tutte. È un colore forte ma al tempo stesso è un non colore, è neutro: come il nero, il marrone, il blu, il bianco. Non è il verde pallido, non è una tinta pastello. Dà molta energia, molto smalto. Il rosso è vita, passione, amore, è il rimedio contro la tristezza. Penso che una donna vestita di rosso, soprattutto di sera, sia meravigliosa, è, tra la folla, la perfetta immagine dell’eroina» (Valentino Garavani).

Le signore vestite di rosso vengono inconsciamente considerate una minaccia sessuale dalle altre donne, che si allertano per proteggere il loro compagno. Lo dice uno studio realizzato dall’Università di Rochester (New York) in collaborazione con quella di Trnava in Slovacchia e all’Accademia di scienze slovacca.

Secondo una ricerca della Durham University, in Inghilterra, i maschi vestiti di rosso appaiono, agli occhi degli altri maschi, minacciosi, dominanti e arrabbiati.

Uno studio pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology dimostra che gli uomini sono incosciamente attratti dalle donne vestite di rosso.

Una ricerca effettuata su 272 clienti di ristoranti ha evidenziato come gli uomini tendano a elargire tra il 14,6% e il 26,1% di mance in più alle cameriere vestite di rosso.


Il babbuino maschio capisce guardando i glutei della femmina se questa è pronta all’accoppiamento: le più fertili hanno una callosità di colore rosso intorno alle natiche che si gonfiano con l’avvicinarsi dell’ovulazione per poi tornare alla normalità una volta che sono state fecondate.

Gli uccelli maschi con becchi di un vivace colore rosso o arancione hanno molte più chance di trovare una compagna. A riferirlo sono due studi pubblicati sulla rivista ”Science” dedicati rispettivamente ai diamanti mandarini e ai merli. La colorazione rossa o arancione del becco è dovuta all’assorbimento di carotenoidi, e questi hanno la proprietà di stimolare la produzione di anticorpi e di assorbire i radicali liberi. Un becco più colorato sarebbe dunque segno di maggiore salute.

I tori non attaccano il matador perché inferociti dal colore rosso: possono distinguere solo giallo e blu, e sono spinti a caricare dal movimento della muleta, non dal colore.



Gli indiani distinguevano debiti e crediti non mediante i segni – e +, ma mediante i colori, assegnando il nero ai debiti e il rosso ai crediti. «Nella trasmissione da Oriente a Occidente i colori si sono però invertiti, e oggi noi diciamo “andare in rosso” quando ci riferiamo ai bilanci in negativo» (Piergiorgio Odifreddi).



Secondo uno studio della Curtin University, in Australia, le stanze dipinte di rosso sono perfette per studiare perché favoriscono la concentrazione e stimolano l’attività neuronale.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista New Scientist il rosso è il colore della vittoria. Un gruppo di psicologi dell’Università di Monaco ha mostrato le registrazioni di alcuni incontri di arti marziali a 42 arbitri e ha chiesto loro di decretare i vincitori. In questo tipo di lotta gli atleti si distinguono per il colore della divisa che può essere rossa o blu e il vincitore viene determinato in base al numero di colpi portati a segno correttamente. In una seconda fase dell’esperimento i ricercatori, dopo aver scambiato digitalmente i colori delle tute, hanno mostrato nuovamente i video ai 42 giudici chiedendo ancora loro di scegliere i vincitori. Il risultato del test è stato sorprendente: ai lottatori diventati rossi è stato attribuito il 13% di vittorie in più rispetto a quando erano blu. Il fenomeno si è manifestato soprattutto negli incontri tra lottatori dello stesso livello, quando risultava più difficile stabilire la supremazia netta di uno dei due.


Secondo lo studio dell’Università di Basilea, in Svizzera, si mangia di meno se un spuntino viene servito su un piatto rosso, piuttosto che blu o bianco. I ricercatori hanno chiesto a 109 persone di riempire un formulario. Durante l’operazione hanno offerto a ognuno un piatto - rosso, blu o bianco - con dieci ciambelle salate, che potevano mangiare a volontà. Chi si è servito dal piatto rosso ha mangiato poco più della metà rispetto a chi ha lo ha fatto con stoviglie degli altri due colori. Secondo i ricercatori il rosso, spesso utilizzato per indicare una situazione di pericolo o un divieto, agirebbe insomma un po’ come un segnale di stop e potrebbe aiutare a perdere peso.


Molto prima di essere adottato nella Notte degli Oscar, il tappeto rosso veniva srotolato per accogliere personalità regali o ritenute sacre. Nell’Agamennone di Eschilo, Clitemnestra fa distendere un tappeto color porpora - simbolo di trionfo, ma anche di sangue - per accogliere il marito al ritorno nella reggia. Si racconta di un tappeto rosso disteso sulla riva di un fiume per accogliere il Presidente degli Stati Uniti James Madison, al suo arrivo in patria nel 1821 (ndr: Madison nel 1821 non era presidente degli Stati Uniti). Nel 1902, veniva usato dalla New York Central Railroad, una compagnia ferroviaria degli Stati Uniti, per guidare i passeggeri verso l’imbarco di un treno. Il tappeto rosso riconquistò il suo significato "esclusivo" negli anni ’60, in ambito hollywoodiano.




Il rosso è stato usato per molto tempo dai governi e dagli oppositori dei rivoluzionari. In epoca romana e nel Medioevo la bandiera rossa veniva impiegata dagli eserciti per intimidire il nemico e voleva indicare che, in caso di vittoria, non ci sarebbe stata pietà. Veniva issata anche dalle navi di pirati prima di saccheggiare una nave. In seguito simboleggiò l’essere disposti a battersi: per esempio veniva issata su castelli e città assediate per indicare che non si sarebbero arrese. Negli anni successivi la bandiera rossa venne impiegata dai governi per indicare le emergenze o per segnalare l’imposizione della legge marziale.


Nel 1791, quando i rivoluzionari francesi avanzarono una petizione per deporre Luigi XVI, i contro-rivoluzionari si riunirono sotto la bandiera rossa. Nel romanzo Racconto di due città del 1859, Charles Dickens descriva la folla «in rivolta sotto una bandiera rossa», che sarebbe la bandiera del governo. Il 17 luglio del 1791 il generale Lafayette, comandante della guardia nazionale francese, issò una bandiera rossa su Campo di Marte, a Parigi, per indicare che era stata imposta la legge marziale e per invitare i manifestanti ad allontanarsi. Molti non obbedirono e vennero uccisi. I giacobini manifestarono allora contro la strage sventolando una bandiera rossa in onore del «sangue dei martiri» che erano stati uccisi.

L’uso della bandiera rossa nelle rivolte si rafforzò nel 1831 durante le proteste a Merthyr Tydfil, in Galles, quando ci furono duri scontri tra minatori armati e la polizia pagata dai proprietari delle miniere. Durante gli scontri morirono sia manifestanti che poliziotti. I minatori sventolarono due bandiere rosse, alcuni raccontarono che si trattava delle camicie insanguinate dei loro compagni uccisi. In segno di solidarietà migliaia di operai in Regno Unito marciarono sfilando sotto le bandiere rosse e proteste simili si diffusero anche in Germania e in Francia. Anche la rivoluzione del 1848 rafforzò l’associazione tra rosso e rivoluzionari: le bandiere rosse vennero sventolate durante le proteste in Francia per diffondersi poi in Germania, Danimarca, Italia, Austria e Polonia. Nello stesso anno venne pubblicato Il Manifesto di Karl Marx e i suoi lettori marciavano sotto le bandiere rosse insieme ai democratici e agli anarchici.

Il primo governo marxista ad assumere il rosso come colore ufficiale fu la Comune di Parigi, che governò brevemente la città nel 1871 assumendo come bandiera quella rossa e non il tricolore francese. Nel frattempo Marx divenne noto ai suoi nemici con il soprannome di «dottore del terrore rosso». Mentre la paura per i comunisti si diffondeva in Europa, la polizia prussiana vietò l’uso del colore rosso «nelle prime lettere dei manifesti delle proteste». Nel 1889 il giornalista socialista irlandese Jim Connell compose la canzone Bandiera rossa, che paragonava il colore a quello del sangue dei “martiri” del popolo. Negli anni Ottanta dell’Ottocento vennero composte altre canzoni del genere che esaltavano la bandiera rossa e le lotte popolari.

Con la rivoluzione bolscevica del 1917 e la costituzione dell’Armata Rossa l’associazione tra rosso e rivolta delle masse divenne comune in tutto il mondo. In Italia quelli tra il 1919 e il 1920 furono definiti gli anni del Biennio rosso, un periodo di continue rivolte e sommosse contadine e operaie. Nello stesso periodo negli Stati Uniti si diffuse il terrore per i bolscevichi e i titoli dei giornali, tra cui il New York Times, mettevano in guardia dal “pericolo rosso”. Negli anni Cinquanta la paura del comunismo era tale che la squadra di baseball Cincinnati Reds cambiò il nome in Redlegs, per evitare possibile confusione. Tuttora il colore rosso nei movimenti politici viene associato a partiti di sinistra o centro sinistra.



I cinesi chiamano l’utero “grotta di cinabro”. Motivo: il colore rosso acceso o rosso-bruno ma anche il fatto che, nell’alchimia taoista, il cinabro era simbolo chiave della metamorfosi: il termine era dunque perfetto per descrivere i genitali femminili che trasformano la materia in nuova vita.



Il fazzoletto rosso che mensilmente il direttore d’orchestra Arturo Toscanini implorava alla sua amante Ada Colleoni Mainardi. "E il fazzolettino rosso? Non potendo dissetarmi direttamente alla fonte dilettosa, spero nella surrogazione... Non obbliare", le scrisse ad esempio nel 1936, dall’Isolino di San Giovanni, sul Lago Maggiore.


Wanda Osiris, solita inondare d’Arpège le rose rosse ricevute in dono.

Oggetti contenuti nella borsa rossa che il Dalai Lama porta sempre con sé: del cioccolato («Contribuisce alla felicità dell’uomo e non fa male. Me l’ha detto il mio medico»), fazzolettini di carta, spazzolino e dentrificio Colgate, testi sacri (li legge tutti i giorni dalle 9 alle 11.30, dopo la meditazione), smartphone.

Si dice che tra le varie fobie di Ceauçescu ci fosse quella di essere ucciso dalla Cia con veleno spruzzato sui vestiti. Per questo non indossava mai un indumento due volte e dopo averlo indossato, a scanso di errori, lo faceva macchiare con una sostanza rossa indelebile.

Solo il 2 per cento della popolazione mondiale ha i capelli rossi.

Durante l’Inquisizione spagnola chi aveva i capelli rossi era più facilmente sospettato di stregoneria, perché il colore rosso evocava il sangue, il fuoco e il diavolo. Anche altrove e in altri periodi fu così: per esempio nel 1887 il geografo francese Elisée Reclus riporta questa credenza popolare della Romania: «Se un deceduto ha i capelli rossi, allora tornerà sotto forma di cane, rana o pulce ed entrerà nelle case di notte per succhiare il sangue di giovani donne».



«Il mio è rosso Brambilla». Qual è il colore vero? «Non lo dico nemmeno sotto tortura» (Michela Vittoria Brambilla sui suoi capelli).