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 2016  dicembre 01 Giovedì calendario

PER IL TESORO LA SCELTA CADE SU MNUCHIN, UNA CARRIERA TRA WALL STREET E HOLLYWOOD

Aveva promesso di rompere con i poteri forti e di portare a Washington aria nuova, ma Donald Trump sembra essersi ricreduto: buona parte delle sue ultime nomine sono all’insegna della continuità.
Si comincia con i nuovi segretario dei Trasporti, Elaine Chao, già segretario del Lavoro con Bush senior nonché moglie del senatore Mitch McConnell, il capo della maggioranza al Senato: una insider al cento per cento, tanto che tutti scommettono che la signora riceverà una velocissima conferma da parte dei senatori. Ma le altre due nomine di ieri sono ben più importanti: al Tesoro va il miliardario Steve Mnuchin, veterano della stessa banca Goldman Sachs che Trump aveva preso di mira durante la campagna, ma anche a capo di un hedge fund che ha finanziato film come Avatar ed X-Men; al commercio, invece, è nominato un altro investitore, Wilbur Ross, noto per aver fatto i suo miliardi comprando società fallimentari e ricostruendole da cima a fondo (negli anni 90 risorse dalla bancarotta i casino di Donald stesso).
Per il resto della settimana non ci saranno altri annunci di altre cariche. Il che vuol dire che la più importante di tutte, quella di segretario di Stato, è destinata a slittare. Nonostante martedì sera Trump abbia cenato al lume di candela con Mitt Romney, il candidato repubblicano sconfitto da Obama nel 2012, l’appuntamento non si è risolto in un annuncio della nomina.
I CANDIDATI
L’ex candidato presidenziale è chiaramente ancora in gara, ma insieme ad altri nomi, incluso quello di David Petraeus, ex direttore della Cia, il senatore Bob Corker, e l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani. Trump intende continuare a costruire il suo Gabinetto presidenziale quando tornerà dal viaggio della vittoria, che comincia oggi a Cincinnati, nell’Ohio, uno degli Stati in bilico che gli hanno assicurato la presidenza.
Trump è il primo presidente che fa un viaggio per celebrare la vittoria e vari critici l’hanno acidamente definito il viaggio della vanità. Le destinazioni sarebbero infatti gli Stati che nel 2008 e nel 2012 andarono a Obama, e che quest’anno hanno abbandonato il partito democratico conquistati dal messaggio populista di Trump. Il presidente eletto vi arriva sull’onda di buone notizie.
LA VITTORIA
Proprio ieri ha incassato il successo dei negoziati condotti dal suo vice Mike Pence, che ha ottenuto che una fabbrica produttrice di condizionatori, la Carrier, mantenga in Indiana la metà dei posti di lavoro che voleva trasferire in Messico. I sindacati avevano inutilmente tentato di ottenere che la fabbrica non chiudesse del tutto. Trump e Pence ci sono riusciti con concessioni e facilitazioni. E’ vero che non si tratta di un successo di importanza nazionale, se non per il suo valore simbolico, poiché Trump ha più volte promesso di riportare negli Usa i lavori persi per la globalizzazione. Il successo con la Carrier risponde al messaggio populista che Trump ha abbracciato nella campagna, e lo aiuterà a ammorbidire un po’ l’effetto che le due nomine di Mnuchin e Ross potrebbero avere sui suoi elettori. Il primo soprattutto è legato a doppio filo con quei poteri finanziari di Wall Street che Trump ha attaccato, e ha fatto soldi sfruttando la crisi dei mutui subprime del 2008, una piaga che ha pesato proprio sugli elettori di Trump. Mnuchin e Ross nelle loro prime interviste hanno insistito che lavoreranno per «il lavoro e la crescita economica». Hanno insistito che la nuova Amministrazione taglierà le tasse alle imprese e alla classe media, e rivedrà «i trattati commerciali stupidi». Hanno parlato trionfalmente di un pil fra il 3 e il 4 per cento. Senonché in questo ultimo sprazzo di presidenza Obama, il pil è già al 3,2.