Luciano Cerasa, Il Fatto Quotidiano 30/11/2016, 30 novembre 2016
“STATO DI CRISI GONFIATO E FONDI PER L’EDITORIA”. NUOVI GUAI AL SOLE24
Il Gruppo Il Sole 24 Ore rischia di finire nel mirino della magistratura anche per presunti illeciti nella gestione dei contratti di solidarietà e nelle modalità di accesso alle provvidenze che Palazzo Chigi mette a disposizione delle agenzie di stampa. La raffica d’indagini e ispezioni partite dopo la denuncia all’Inps di presunte truffe ai danni dello Stato e degli istituti di previdenza si allarga ad altri illeciti che vedrebbero ancora come protagonisti i maggiori gruppi editoriali italiani. L’editoriale L’Espresso è il destinatario in questi giorni di un’ispezione congiunta dell’Inps e del ministero del Lavoro per stabilire se siano stati incassati indebitamente finanziamenti della cassa integrazione e dei prepensionamenti per decine di milioni. L’istituto presieduto da Tito Boeri si appresta a far partire analoghe attività ispettive anche nei riguardi di Rcs Mediagroup, editore del Corriere della Sera, sui quali sarebbe stato presentato un esposto alla magistratura e sul gruppo del Sole 24 Ore.
E proprio sulle operazioni della casa editrice della Confindustria, proprietaria del quotidiano economico, messe in atto per accedere al sostegno pubblico negli ultimi periodi di crisi, si è appuntato un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Milano dall’Associazione in difesa degli utenti dei servizi bancari e finanziari, l’Adusbef. Al centro della denuncia sottoscritta dal presidente dell’associazione Elio Lannutti (come le altre da cui è scaturita l’inchiesta per falso in bilancio) sono i contratti di solidarietà per il personale giornalistico attivati nell’ambito dell’Unità operativa redazionale (Uor) del gruppo editoriale. La Uor di Roma nasce negli anni scorsi dalla concentrazione delle redazioni dei settimanali tecnici Edilizia e Territorio, Agrisole, Sanità e Scuola, creati tra il 1996 e la fine degli anni 90, in seguito alla crisi di queste testate. Dal 2012 in poi, come tutte le redazioni del gruppo Sole 24 Ore, anche la Uor viene posta in contratto di solidarietà.
Secondo questo meccanismo di tutela dell’occupazione, per evitare esuberi tutti i giornalisti accettano una riduzione dell’orario di lavoro e una proporzionale decurtazione dello stipendio, corrispondente al costo dei posti di lavoro dichiarati in eccedenza. Se i posti in esubero calano, ad esempio perché del personale giornalistico esce dall’azienda per pensionamento, prepensionamento o esodo volontario, si riduce anche il costo del lavoro. Di conseguenza si deve ridurre anche la quota di solidarietà ripartita tra i dipendenti e trattenuta dall’azienda sulla busta paga.
Una decurtazione dello stipendio che rimane in gran parte sulla carta, visto che viene quasi completamente restituita al giornalista dalle casse di previdenza. L’azienda riduce i costi del personale e l’Inpgi, la cassa che gestisce le pensioni dei giornalisti, provvede a rimborsare il 60% della trattenuta di solidarietà, l’Inps un ulteriore 20%. Come mostrerebbero però le email allegate al ricorso dell’Adusbef, le uscite dall’organico di alcuni giornalisti, avvenute nel tempo, non sarebbero state segnalate.
In questo modo l’azienda avrebbe continuato a risparmiare e l’Inpgi e l’Inps a rimborsare più del dovuto. Inoltre per compensare i giornalisti di quanto trattenuto in busta paga, l’azienda e il Comitato di redazione di Uor avrebbero firmato, a latere dell’accordo pubblico sullo stato di crisi, una scrittura privata in base alla quale l’azienda avrebbe rimborsato a ciascun giornalista anche il residuo di solidarietà indebitamente trattenuto con una nuova voce in busta paga, “cessione di ferie e permessi”.
Nel frattempo il personale giornalistico della Uor è stato integrato nella redazione dell’agenzia stampa del gruppo, Radiocor. In questo modo il numero dei giornalisti in organico è stato portato sopra il minimo richiesto per poter ottenere i fondi erogati dal Dipartimento della Presidenza del Consiglio a sostegno delle agenzie di stampa. Secondo l’Adusbef, però, la società non avrebbe segnalato, come avrebbe dovuto ai fini della riduzione della quota di solidarietà, gli spostamenti di personale ad altre testate del gruppo. L’agenzia della Confindustria percepisce dalla Presidenza del Consiglio 1,5 milioni di euro l’anno. Saranno probabilmente i magistrati a stabilire quanto è realmente accaduto in questi anni nel ricorso ripetuto delle imprese editoriali allo stato di crisi (in alcuni casi, diversi da quello del Sole 24 Ore, senza aver mai avuto un bilancio in rosso e immagazzinando utili).
Nel frattempo i sospetti di illeciti suscitano la reazione della presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni: “Stiamo seguendo l’evolversi delle inchieste con attenzione, se gli addebiti saranno confermati interverremo per far risarcire l’istituto, inoltre abbiamo chiesto al Parlamento di ritornare alla vecchia normativa, quando per chiedere uno stato di crisi occorrevano bilanci in perdita e non solo potenzialmente in rosso, come ora”.