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 2016  novembre 29 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’INFERMIERA E L’ANESTESISTA ASSASSINI REPUBBLICA.IT PAOLO BERIZZI SARONNO - "Se vuoi uccido anche i bambini"

APPUNTI PER GAZZETTA - L’INFERMIERA E L’ANESTESISTA ASSASSINI REPUBBLICA.IT PAOLO BERIZZI SARONNO - "Se vuoi uccido anche i bambini". "No, i bambini no". E’ la conversazione choc - una delle più inquietanti - intercettata dai carabinieri. A parlare al telefono sono "dottor morte" e l’"infermiera killer" . Perché adesso li chiameremo così. Comunque. A farsi avanti con la nuova proposta omicida, dopo avere ucciso il marito somministrandogli una dose eccessiva di farmaci, è lei, Laura Taroni. Dall’altra parte del telefono c’è il suo amante, il vice-primario Leonardo Cazzaniga. "Se vuoi, li uccido anche loro...". Loro sono i due figli di lei, l’"Angelo blu" e l "Angelo rosso", li chiamava così l’infermiera. Quel "se vuoi..", secondo gli investigatori, è da interpretare come volontà da parte della donna di compiacere al "delirio di onnipotenza" dell’amante medico: Cazzaniga che si attribuiva il potere di disporre della vita e della morte delle persone. Dei pazienti, quelli dell’ospedale di Saronno dove la coppia lavorava prima di essere trasferita in altre strutture sanitarie. E’ con l’"angelo blu" che un giorno parla in auto - intercettata dai carabinieri di Saronno - Laura Taroni. Madre e figlio parlano dei modi per uccidere una persona. Gli "angeli" e i "demoni", dunque. Che è anche il nome dell’indagine - durata due anni - condotta dai militari dell’Arma coordinati dalla Procura di Busto Arsizio. Lo stesso nome del controverso libro di Dan Brown. "Ma poi la nonna Maria la facciamo fuori...". "Ma non hai capito". "La Nene la possiamo far fuori quando vogliamo e anche la zia Adriana". Arrestata la coppia, 14 gli indagati - In carcere sono finiti così un medico e la sua amante infermiera, arrestati dai carabinieri con l’accusa di omicidio. Le indagini dei militari, coordinate dalla Procura di Busto Arsizio, riguardano almeno cinque casi di morti sospette in corsia nell’ospedale di Saronno. Insieme ai due arrestati ci sono altri 14 indagati che sono quasi tutti dipendenti dell’ospedale. Il medico Cazzaniga, 60 anni, anestesista al pronto soccorso poi trasferito, è indagato per l’omicidio volontario di quattro anziani pazienti ricoverati nella stessa struttura. E insieme con la 40enne già collega di reparto per l’omicidio volontario del marito di lei. Sarebbe stato ucciso con un cocktail di farmaci killer per le sue reali condizioni di salute, che lo ha debilitato fino alla morte; finito con lo stesso "protocollo", che il dottor Cazzaniga aveva meso a punto e applicava ispirandosi ai trattamenti per i malati terminali. Il protocollo Cazzaniga - L’anestesista è accusato di aver creato negli anni un "protocollo" (chiamato "protocollo Cazzaniga" anche nei corridoi dell’ospedale) che applicava ad alcuni malati terminali arrivati al pronto soccorso mentre lui era di turno somministrando loro dosi letali di farmaci. Secondo quanto ricostruito dalle indagini a commettere gli omicidi in ospedale sarebbe stato solo il medico: due nel 2012, il 18 febbraio e il 30 aprile, e due nel 2013 il 15 febbraio e il 9 aprile. "Si trattava di persone anziane e malate - spiegano gli inquirenti - alle quali il medico aveva somministrato dosi letali di farmaci per via endovenosa, in sovradosaggio e in rapida successione tra di loro. Tra questi morfina, clorpromazina, midazolam, propofol e promazina". La morte del marito - Fra i decessi sospetti, quello del marito della donna, ai tempi amante del dottore con cui ha poi proseguito la relazione sentimentale. La coppia lo avrebbe assassinato "somministrandogli per un lungo periodo farmaci di cui non aveva alcuna necessità ed erano "assolutamente incongrui rispetto alle sue reali condizioni di salute", debilitandolo sino a portarlo alla morte in giovane età. Era il 30 giugno 2013. Non solo, gli inquirenti continuano a indagare sul decesso di altri parenti della donna. Donna che viveva insieme ai figli e all’amante in un villino accanto a quello della famiglia del marito morto, tutti insieme in una azienda agricola a Lomazzo, nel Comasco. Da una parte loro, dall’altra i parenti che in poco tempo hanno subito due lutti, quello dell’uomo e dell’anziana madre di lui. Le altre morti sospette - Le morti sospette - per le quali si esclude il movente economico - sono avvenute tra il febbraio 2012 e l’aprile 2013. Esistono altri casi sotto indagine, ma la gravità delle condizioni dei pazienti non ha potuto far escludere la morte per malattia. Per i pazienti si parla di massiccia somministrazione di farmaci con un evidente nesso "di causalità tra la somministrazione e la morte" accertato "con elevata gravità indiziaria". Altre volte è stato riscontrato un uso eccessivo e anomalo di farmaci ma "non è stato possibile escludere che il paziente, tenuto conto delle sue condizioni, sarebbe morto comunque". Le indagini - Le indagini sono scattate nel giugno 2014 in seguito alla denuncia di un’infermiera al nucleo operativo dei carabinieri di Saronno. Grazie alle intercettazioni, alle testimonianze e ai riscontri medici, i militari dell’arma sono riusciti a portare alla luce i cinque presunti omicidi. I provvedimenti di custodia in carcere sono stati chiesti dal procuratore Gian Luigi Fontana, e perquisizioni sono state eseguite nelle abitazioni dei due indagati e negli ospedali di Angera, Busto Arsizio e Saronno e negli uffici della dirigenza ospedaliera. CORRIERE.IT Da medico anestesista, si era arrogato il potere di disporre della vita e della morte delle persone. E come arma usava i farmaci, gli stessi che somministrava ogni giorno: bastava un sovradosaggio. Le sue prime vittime sono stati alcuni anziani pazienti, almeno quattro i casi accertati, ai quali evidentemente pensava di accorciare le sofferenze. Poi insieme con la sua amante, infermiera nello stesso Pronto Soccorso dell’ospedale di Saronno (nel frattempo entrambi sono stati trasferiti), ha maturato il progetto di uccidere il marito di lei. Gli hanno fatto credere di avere il diabete, e gli hanno somministrato per un lungo periodo una serie di farmaci che lo hanno debilitato fino alla morte. Ora il «dottor morte», Leonardo Cazzaniga, 60 anni, separato, residente a Rovellasca (Como), e la sua amante Laura Taroni, 40 anni, madre di due bambini, sono stati arrestati dai carabinieri del Reparto Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Saronno, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Busto Arsizio Luca Labianca martedì mattina. Il reato principale contestato a entrambi è l’omicidio volontario. Martedì mattina, quando i carabinieri sono andati ad arrestarlo all’ospedale di Angera dove era stato trasferito (ma senza più avere contatto con i pazienti), il medico ha chiesto di essere accompagnato all’ospedale di Saronno per recuperare, da un armadietto, un volume di filosofia greca da rileggere in carcere. È stato accontentato. shadow carousel Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati Saronno, morti sospette in ospedale, medico e infermiera arrestati PrevNext Vi sono altre persone indagate perché, pur avendo ricevuto segnalazioni su episodi sospetti da altri sanitari della struttura, non si sarebbero attivati con la necessaria diligenza per accertare le responsabilità. Gli indagati complessivi nell’indagine condotta dal pm Cristina Ria sono 14, a vario titolo, tra medici e dirigenti. Sarebbero tutti dipendenti dell’ospedale di Saranno. La struttura, quindi, parrebbe assumere un ruolo per via di quelle che verrebbero definite come «omissioni anche gravi». I carabinieri hanno effettuato una serie di perquisizioni negli ospedali di Busto Arsizio, dove ha sede la direzione dell’azienda ospedaliera di Saronno, dove secondo le accuse sono avvenuti i fatti, e Angera, ospedale nel quale sarebbe stato trasferito Cazzaniga, nell’ambito dell’indagine che è in corso da oltre due anni, con l’ascolto di 150 testimoni. PUBBLICITÀ inRead invented by Teads I primi quattro omicidi sono avvenuti tra il 18 febbraio 2012 e il 9 aprile 2013. Le vittime erano persone anziane e malate, alle quali il dottor Cazzaniga aveva, secondo l’accusa, somministrato dosi letali di farmaci per via endovenosa, in sovradosaggio e in rapida successione: clorpromazina, midazolam, morfina, propofol e promazina. Escluso il movente economico: il medico non agiva per un tornaconto personale, ma evidentemente pensava di praticare una sorta di «eutanasia». Cazzaniga usava fare riferimento a un suo personale «protocollo» per il trattamento dei malati terminali. Diverso il caso del marito dell’infermiera Laura Taroni, che aveva solo 45 anni e gestiva un’azienda agricola a Lomazzo (Como). La moglie e l’amante gli fecero credere di avere il diabete e gli somministrarono per un lungo periodo farmaci «assolutamente incongrui» rispetto alle sue reali condizioni di salute, debilitandolo fino alla morte, avvenuta il 30 giugno 2013. La donna, anche lei trasferita dal Pronto soccorso di Saronno a un altro reparto, era da qualche giorno in malattia: è stata arrestata a casa sua. I suoi due figli, che frequentano le elementari, sono stati affidati a una struttura protetta con un’ordinanza del Tribunale per i minori. A far scattare le indagini del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Saronno coordinato dal capitano Giuseppe Regina - recentemente trasferito a Bergamo, ma distaccato per questo servizio - la denuncia di un’infermiera nel giugno del 2014. Sono quindi scattate le intercettazioni, fatte indagini patrimoniali, acquisiti documenti e disposte consulenze medico-legali. I consulenti hanno individuato i quattro casi in cui la somministrazioni esagerata dei farmaci era stata riscontrata dal diario clinico del Pronto Soccorso e il nesso di causalità tra i farmaci e il decesso. Altri casi hanno evidenziato una somministrazione anomala delle medicine ma non è stato possibile escludere che il paziente, vista la gravità delle condizioni, non sarebbe morto ugualmente. Martedì mattina i carabinieri di Saronno hanno convocato in caserma i parenti delle vittime per informarli di persona degli sviluppi e dir loro che sarà fatta giustizia sulla morte dei loro cari. L’INFERMIERA DI PIOMBINO LASTAMPA.IT Dovrà pronunciarsi nuovamente il tribunale del Riesame di Firenze sul carcere per Fausta Bonino, l’infermiera dell’ospedale di Piombino arrestata a marzo e scarcerata con ordinanza del tribunale della libertà del capoluogo toscano il 15 aprile scorso dopo 21 giorni di cella. La Prima sezione penale della Cassazione infatti ha accolto il ricorso della Procura di Livorno contro la revoca delle misure cautelari a carico della donna accusata di aver provocato la morte di 14 pazienti ricoverati all’ospedale di Piombino nel reparto di anestesia e rianimazione, somministrando loro dosi eccessive di eparina. Nel frattempo la Bonino è stata trasferita dalla Asl ad altro reparto. •••• Pubblicato il 05/04/2016 Ultima modifica il 05/04/2016 alle ore 00:38 «Giuro sui miei figli che sono innocente». Una frase ad effetto di Fausta Bonino («uno sfogo», dice il suo difensore, avvocato Cesarina Barghini) mentre risponde nell’interrogatorio davanti al gip, nel carcere di Pisa. L’accusano di 13 omicidi, tutti pazienti del reparto di rianimazione. E lei, sposata, due figli, si è difesa anche così. Il gip di Livorno Antonio Pirato, il procuratore Ettore Squillace e il pm Massimo Mannucci le hanno chiesto chiarimenti in due ore mezzo di colloquio. Per esempio, hanno voluto sapere perché nelle intercettazioni del Nas dei carabinieri si mostra preoccupata parlando con le colleghe. Fausta Bonino prova a spiegare: «Sapevo che c’erano state delle morti anomale ed ero stata interrogata. Avevo capito che sospettavano di me. E sapevo che la situazione nel reparto era grave, ne parlavamo tra colleghi. È normale che fossi preoccupata e ne parlassi anche al telefono». E la depressione? «No, ho sofferto di epilessia, sono stata curata, ma non ho un attacco da 12 anni». Inoltre, mai abusato di alcol, vino. «Quando ne parla in una sola intercettazione, lo fa per burla, non lo dice sul serio», spiega poi l’avvocato Barghini chiarendo che «Fausta Bonino non beve, né soffre di alcuna patologia psichiatrica. L’epilessia, patologia per la quale è in cura da oltre un decennio, non trasforma le persone in mostri omicidi». Sul castello di accuse la difesa apre un fronte ampio: «Faremo indagini difensive - dice l’avvocato Barghini - Fausta Bonino è finita al centro di questa vicenda e nel tritacarne mediatico perché gli inquirenti sono stati abilmente depistati e la procura non ha seguito nessun’altra pista alternativa». «Lei - ha spiegato il legale - era il soggetto più debole e più facile da colpire da chi aveva interesse a coprire determinate lacune o inadempienze». E poi, ha aggiunto, «dobbiamo chiederci come mai non è stato fatto il solfato di protamina, un antidoto che ha effetto immediato su qualunque emorragia», «mentre sull’ eparina ci sono esami per quattro decessi. Ma gli altri otto o nove? Occorre fare altri accertamenti tecnico scientifici». Al termine dell’interrogatorio, il difensore ha chiesto la scarcerazione e, in subordine, gli arresti domiciliari. «Meglio i domiciliari - spiega il legale - C’è rischio per la sua incolumità visto che il clamore mediatico di questa vicenda ha determinato la condanna unanime dell’opinione pubblica nei suoi confronti»; «persino io, che sono l’avvocato, ho avuto minacce su Facebook. Io stessa ho ricevuto minacce sui social network e mi è stato augurato di ricevere iniezioni letali di eparina». Il gip si è riservato la decisione e ha tempo cinque giorni. Il pm deve dare un parere in 48 ore. Sul fronte delle indagini la procura di Livorno e il Nas sono in piena attività. «Ci sono altre segnalazioni che andranno valutate», ha detto, rientrato nel suo ufficio a Livorno dopo l’interrogatorio, il procuratore Squillace Greco, ma «se ci siano o meno precise denunce non posso rispondere». Il Nas sta sentendo familiari, parenti e amici delle vittime e tutte le persone potenzialmente informate sui fatti. A Piombino i parenti di alcune vittime si stanno coordinando ed oggi pomeriggio hanno dato mandato ai propri avvocati per seguire la vicenda da un punto di vista legale.